
Firenze, 10 ottobre 2023 - Top, pance scoperte, jeans strappati oltremisura. E poi scollature talvolta eccessive, trucco pesante. In passato le scuole imponevano le divise. Adesso, invece, basta osservare un po’ i ragazzi delle superiori - e talvolta delle medie, - per capire quanto ormai anche in classe si vada vestiti come se si uscisse il sabato sera per la disco. Ecco che alcune scuole italiane hanno emanato circolari per richiamare alunni, e talvolta anche insegnanti, a un decoroso ‘dress code’.
A Firenze, una circolare fu diramata allo scientifico Leonardo Da Vinci. Era la fine dell’anno scolastico 2021-2022, quello funestato da chiusure a causa del Covid. “Sarà stato anche per quel motivo che, forse, i ragazzi si erano un po’ dimenticati del regolamento scolastico - osserva la preside, Annalisa Savino -. Ho pensato dunque semplicemente di richiamare un articolo del regolamento, che prevede un abbigliamento consono al contesto scolastico. Non ho vietato o imposto nulla. Ho solo ricordato ai ragazzi che a scuola non si deve venir vestiti come se si fosse sulla spiaggia. I bermuda? Nessun problema, ma è bene che siano all’altezza del ginocchio”. I ragazzi hanno recepito la questione e, da quel momento, tutto è filato liscio.
Nicola Iannalfo è a capo del liceo classico Michelangelo da poche settimane: “Finora non ho avuto necessità di formalizzare nulla. So che in qualche caso, in particolar modo per quanto riguarda le uscite didattiche, gli insegnanti hanno condiviso qualche riflessione sull’abbigliamento consono da indossare soprattutto quando si vanno a visitare luoghi religiosi. Vedo comunque che insegnanti e allievi esercitano la loro libertà di scelta con buon gusto”.
Di ‘dress code’ si è parlato in passato, in collegio docenti, all’Iis Sassetti-Peruzzi. “Ma ne riparleremo senza dubbio - afferma il preside, Osvaldo Di Cuffa -. Il fatto è che non è facile stabilire cosa sia consono o meno rispetto allo stare a scuola. Il giudizio è sempre soggettivo. E il buon senso purtroppo non è una regola oggettiva. L'unica soluzione forse sarebbe adottare un abbigliamento uguale per tutti, ma non so quanto sarebbe accettato. Tra i prof non ho mai notato nulla di eclatante. I ragazzi, invece, optano per l’abbigliamento tipico dei giovani di oggi”.
Anche Ludovico Arte, a capo dell’istituto Marco Polo, non ha mai fatto un regolamento ad hoc. “Sostengo anche io che a scuola si debba andare abbigliati in modo adatto, e non certo come al mare o in discoteca - osserva Arte -. Ma questo obiettivo possiamo centrarlo non attraverso i regolamenti, che alla fine non reggerebbero perché è impossibile definire quanto una gonna debba esser lunga o una scollatura profonda, ma sensibilizzando i ragazzi al fatto che ogni contesto deve avere il suo linguaggio ed un suo abbigliamento. Ed è quello che noi facciamo”.
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