ROSSELLA CONTE
Cronaca

Abat-Jour stacca la corrente. "Troppe tasse, io non resisto più"

Chiude dopo 50 anni in via Palazzuolo: «Nessuno mi ha aiutato»

Antonio Badalamenti tira giù la saracinesca del suo negozio

Firenze, 11 luglio 2017 - ERA IL 1967 quando per la prima volta Abat-Jour tirò su la saracinesca regalando a via Palazzuolo un laboratorio fortemente ancorato alla tradizione, specializzato nella realizzazione di lumi, paralumi, abat-jour e appliques. Antonio Badalamenti era poco più che ventenne quando bussò alla porta degli allora proprietari e chiese di imparare l’arte. In poco tempo ha imparato a creare qualsiasi «lume» utilizzando anche tessuti di pregio come broccati, lini, sete, vera e finta pergamena. Oggi Antonio è il proprietario e sta per chiudere per sempre i battenti. Un’altra bottega che saluta e se ne va privando via Palazzuolo, una strada bersagliata da minimarket, internet point, sale scommesse e negozi di dubbia natura, di un altro pezzo di storia. Una decisione sofferta, maturata ormai da due anni, che apre un inquietante punto interrogativo sul futuro del fondo.

La paura, per gli abitanti, è che finisca nelle mani dell’ennesimo speculatore, più interessato alle proprie tasche che alla qualità dell’offerta e alla salute della strada. «Sono costretto ad arrendermi» allarga le braccia Badalamenti che lascerà la via entro la fine di dicembre. «Le persone sono molto più attente al prezzo – racconta –, la domanda è cambiata: la maggior parte preferisce il prodotto scontato alla qualità. E spesso cercano una soluzione ai propri acquisti via internet, cercando l’offerta più vantaggiosa». Difficile per una bottega adeguare i prezzi dei propri articoli, fatti rigorosamente a mano, a quelli della giungla online. Difficile per i contratti di affitto con cifre a tanti zeri che, quando gli affari giravano nel verso giusto, non erano che una delle tante voci di spesa, ma che diventano troppi ora che si batte cassa sempre più a fatica. Ed è difficile per la pressione fiscale che strangola le piccole attività e per il degrado in cui versa via Palazzuolo ormai da tempo. Le prime vittime di tutto questo sono loro, le botteghe fiorentine. Costrette a trasferirsi, a svendere e purtroppo anche a chiudere.

«DA PARTE del Comune di Firenze – prosegue l’artigiano – non abbiamo avuto nessun tipo di agevolazione, anzi. Abbiamo i vigili col fiato sul collo e le tasse sono sempre più pesanti. Siamo stati abbandonati e questa è una perdita per tutta la città: Firenze non è solo il Duomo o Ponte Vecchio o i lungarni ma siamo anche noi, le botteghe, custodi di importanti pezzi di storia e di tradizione. Ma questo sembra non interessi a nessuno». Antonino Badalamenti ha 43 anni e cercherà «di reinventarsi e di guardare avanti» ma con l’amaro in bocca, con quel sapore sgradevole di non poter tramandare la sua esperienza e la sua arte. «Mi dispiace per i giovani – sottolinea –, è difficile avvicinarsi all’artigianato in queste condizioni di precarietà. Il rischio è che tanti mestieri siano destinati a sparire se il Comune non si decide a fare qualcosa».