OLGA MUGNAINI
Cosa Fare

Arte, si apre la mostra di Gaetano Pesce. Nel segno della polemica

Botta e risposta tra l'artista, assente al taglio del nastro, e il sindaco Nardella sull'esposizione delle opere

Sgarbi e il sindaco Nardella all'inaugurazione della mostra (Cabras / New Press Photo)

Firenze, 21 ottobre 2016 - Altro che morto. La polemica dell'artista Gaetano Pesce con Firenze è quella di uno bello, vivo e vegeto. E un bel po' incazzato. Chissà come è andata davvero l'uscita di Vittorio Sgarbi, che qualche giorno fa ha annunciato via twitter la scomparsa dell'amato amico e poliedrico scultore, designer, pittore, architetto, celebre - tra le tante opere - per la sua poltrona "Up" . Fatto sta che Pesce, atteso ieri in città per l'apertura  della sua mostra al Museo del Novento e per l'installazione di una sua scultura in piazza Santa Maria Novella, non si è visto. Ha fatto sapere che per motivi di salute è dovuto restare a NewYork.

Ma non per questo ha digerito il fatto che le sue opere, invece di essere state esposte, come richiesto, a Palazzo Vecchio e in piazza Signoria, siano "finite" in luoghi secondari (!) per non dire periferici. Del resto, voleva solo lo stesso palcoscenico stellato già toccato a Jeff Koons e Jan Fabre, per citare gli ultimi. Perchè si sa, estrosi o no, tutti gli artisti vogliono misurarsi con i grandi del passato, da Donatello a Michelangelo, passando per Ammannati, Giambologna e Cellini. Lo sdegno per questo "atto ostile" nei suoi confronti da parte del sindaco Nardella, Pesce l'ha affidato a Sgarbi, co-curatore (insieme a Sergio Risaliti) della mostra al Museo del Novecento.

Che ieri, all'inaugurazione, ha letto il messaggio dell'amico, facendo un bel po' di circo fra vita, morte e miracoli dell'artista ottantenne che, in ogni caso, ha portato a Firenze una grande mostra. Nelle nuove sale del Museo è stata allestita quasi una retrospettiva, dedicata principalmente alla violenza sulle donne, dal titolo "Maestrà tradita. 1956-2016" .

L'offesa più grande, a detta di Pesce e riportata da Sgarbi, è stata vedere che Nardella non abbia nemmeno voluto inaugurare la scultura prevista in piazza Santa Maria Novella. "E che vedremo - ha spiegato il sindaco - quando Pesce sarà pronto per venire a Firenze". Di quest'opera si sa che è posta in relazione alla facciata della basilica progettata da Leon Battista Alberti, concepita per lo spazio pubblico, con una monumentale figura di donna, avvolta in un lungo mantello, una sorta di Mater matuta (come quella conservata al Museo Archeologico di Firenze), ma anche archetipo ispirato alla “Maestà” cristiana (l’iconografia della Madonna in trono), e quindi un rimando contemporaneo alla celeberrima “Madonna Rucellai" realizzata nel 1285 di Duccio di Boninsegna per la cappella della compagnia in Santa Maria Novella,ora agli Uffizi.

La figura di regina e madre si presenta con segni di sofferenza. Il suo mantello è anche corpo, tutto nudo. Ma anche corpo scorticato e flagellato, segnato da prepotenza e violenza, sia fisica sia verbale. Una grande e pesante sfera di metallo arrugginito è legata al piede destro della figura con una grossa catena, quale simbolo della schiavitù a cui migliaia di donne, ancora oggi, sono costrette in diverse parti del mondo. La "Maestà Tradita"  vuole essere così un monumento alla ‘liberazione’ femminile e del femminile. A questa condizione, a questa pena, a questa amarezza, rinvia l’installazione site- specifica realizzata da Pesce in una delle nuove sale espositive del Museo del Novecento, dove su dei piedistalli sono presentati pezzi di pane e del fiele.

Nella stessa sala si avvertirà anche un forte odore, traccia sensibile del peso e della fatica provata dalle donne in un mondo che ancora oggi le vuole condizionate al potere maschile. Ma torniamo alla polemica. Con aplomb inglese, il sindaco ha spiegato che la mancata inaugurazione della scultura di Pesce è stata un atto di gentilezza e di rispetto verso il maestro e non certo il contrario. E che, in ogni caso, è la città che sceglie dove ospitare le opere di un artista e non viceversa.

Dopodiché, insieme alla responsabile scientifica del Museo Valentina Gensini, i curatori Sgarbi e Risaliti, con Cristina Acidini e la vicepresidente Associazione Artemisia Petra Filistrucchi è stata inaugurata la mostra di Pesce che sarà visibile fino all’8 febbraio. Il percorso espositivo si snoda tra le nuove sale espositive e la Cappella interna, in un’esposizione dalla doppia valenza: performativa e antologica. Con circa venti disegni, di cui moltissimi inediti, viene ad essere rappresentata l’evoluzione, dagli anni Sessanta ad oggi, di quella che è stata la tematica fondamentale di uno dei più grandi interpreti dell’arte e dell’architettura contemporanea: quella della donna come centro del mondo, e del femminino come forza creativa assoluta.

Ogni sala costituirà un’installazione multisensoriale che comunica attraverso odori, sostanze liquide, suoni, elementi vari, la difficoltà di essere donna in un mondo ancora dominato dalla omogenea e conservativa natura maschile. Al centro della sala maggiore viene esposta una Up rivestita di abiti femminili, tutti diversi per forma e colore, una scultura monumentale che giganteggia nello spazio, inneggiando alle donne, al valore della differenza, al rispetto del corpo femminile e della sua multiforme sensibilità. La grande UP vestita è circondata infatti da sei Up galeotte, ognuna delle quali incatenata a una palla di ferro, simbolo inequivocabile di schiavitù e di limitazione della libertà. La mostra è ricca di momenti performativi che coinvolgono il visitatore in un viaggio emotivo e sensoriale sviluppato senza retorica ma con poetico, crudo espressionismo.