Firenze, 27 maggio 2025 – Confermata la pena di cinque anni per Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana e Ferrovie dello Stato nel processo di Appello ter della strate di Viareggio. L’ex manager era in aula a Firenze. Confermate le pene per gli altri dirigenti italiani.
Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, 4 anni, 2 mesi e 20 giorni; Mario Paolo Pizzadini, manager di Cima Riparazioni, 2 anni, 10 mesi e 20 giorni; Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico di Cima Riparazioni, 2 anni, 10 mesi e 20 giorni; Mario Castaldo, ex direttore della divisione Cargo Chemical, 4 anni.
C’è stata intanto contestazione a Moretti. Quando ha lasciato l'aula, alcuni familiari sono andati incontro a Moretti gridando contro di lui frasi come "Hai bruciato vive 32 persone". Moretti non ha né risposto né commentato e impassibile ha continuato a camminare per lasciare il palazzo di giustizia.
Confermate le pene anche agli imputati stranieri: Uwe Kriebel, operaio dell'officina Junghental (Germania), 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Helmut Broedel, funzionario dirigente dell'officina Junghental di Hannover, 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Andreas Schroeter, tecnico di Junghental, 4 anni e 8 mesi; Peter Linowski, amministratore delegato di Gatx Rail Germania, 6 anni; Rainer Kogelheide, amministratore delegato di Gatx Rail Austria, 6 anni; Roman Meyer, responsabile della flotta carri di Gatx Austria, 5 anni, 6 mesi e 20 giorni; Johannes Mansbart, manager di Gatx Rail Austria, 5 anni e 4 mesi.
"Siamo delusi e ricorreremo in Cassazione". Lo ha detto l'avvocato Ambra Iovine, legale di Moretti. "E' la sentenza che ci aspettavamo – dice all'Adnkronos l'avvocato Tiziano Nicoletti, legale di parte civile dei familiari delle vittime – I familiari delle vittime, costituite parti civili, non hanno mai cercato vendetta o facile giustizialismo. Abbiamo partecipato al processo per affermare l'accertamento della verità e delle responsabilità. Anche la sentenza di oggi, per la sesta volta, conferma le responsabilità del disastro ferroviario e della morte di 32 persone. La quantificazione della pena, non è di competenza delle parti civili, e non ci interessa. Noi volevamo l'accertamento dellaverità, perché non accada mai più".
La tragedia, avvenuta la notte del 29 giugno 2009, costò la vita a 32 persone e ferì un centinaio di cittadini. La Corte presieduta dal giudice Alessandro Nencini, si era ritirata in camera di consiglio intorno alle ore 14. Il presidente Nencini aveva dato appuntamento agli avvocati delle parti a dopo le ore 16. Presenti in aula, come ad ogni udienza, i familiari delle vittime della strage.

Il procedimento nasce dall'ordine della Corte di Cassazione del gennaio 2024 che, pur confermando la responsabilità penale degli imputati, ha disposto un nuovo appello per ridefinire la quantificazione delle pene. Il nodo centrale riguarda la corretta applicazione delle attenuanti generiche, che nella sentenza di secondo grado erano state riconosciute nella misura di un nono, mentre le difese degli imputati hanno chiesto l'applicazione massima, pari a un terzo della pena.
Nel corso dell'udienza precedente, il 18 marzo, il sostituto procuratore generale Salvatore Giannino aveva ribadito con fermezza la richiesta di confermare le pene già stabilite nel secondo grado di giudizio, sottolineando come agli imputati debba essere riconosciuta una riduzione di pena per attenuanti generiche solo nella misura di un nono. Giannino ha motivato la sua posizione con il fatto che nessuno degli imputati ha mostrato segni di ravvedimento o ammissione di colpa, né ha mai offerto risarcimenti a titolo personale alle famiglie delle vittime.