MAURIZIO COSTANZO
Cosa Fare

18 maggio, a Firenze un viaggio nella memoria nel chiostro del convento di Santo Spirito

Lo spettacolo “Noi fummo” della Compagnia delle Seggiole. Appuntamento alle 19:30 e alle 20:30

La basilica di Santo Spirito (Foto Giuseppe Cabras / New Press Photo)

La basilica di Santo Spirito (Foto Giuseppe Cabras / New Press Photo)

Firenze, 18 maggio 2025 – Per certi versi questo mese di maggio dal clima ballerino, con piogge sparse e folate di vento, ricorda un po' novembre. Come fa la Compagnia delle Seggiole, che oggi nella Basilica di Santo Spirito mette in scena lo spettacolo “Noi Fummo” alle ore 19:30 e alle 20:30. Nel giorno in cui il pubblico fiorentino sarà accompagnato nel suggestivo Chiostro dei Morti del Convento di Santo Spirito con una lettura itinerante, grazie alla quale potrà immergersi nelle vite illustri e meno illustri (di nobili e popolani, artisti e scienziati, fanciulli e anziani, anime celebri e figure dimenticate) che lì riposano, vi raccontiamo una storia molto particolare, che è accaduta davvero ed è dei nostri giorni. Per farlo dobbiamo spostarci dalla Toscana alla Puglia, precisamente nella provincia di Taranto, dove non ci sono statue che lacrimano o luci misteriose fluttuare tra i cipressi, ma dove l’inquietudine non ha niente di fantastico o soprannaturale ed è concreta. Stiamo parlando del cimitero di Grottaglie: qui le lapidi “mentono” per davvero. A rivelarlo è stata una donna tornata in paese per portare un fiore allo zio. Sul marmo candido spiccava un 2010 che la confondeva: lei ricordava benissimo il funerale del 1992. Per capire se la memoria la tradisse ha finto di non ricordare il punto esatto della sepoltura. Il custode, gentile ma inflessibile, ha consultato il terminale e ha confermato: decesso avvenuto nel 1992. Tuttavia, rileggendo l’epitaffio, la pietra continuava a raccontare un’altra storia, firmata da un marmista che lavora quasi in esclusiva per una delle confraternite storiche della città. Non era un caso isolato. Camminando tra i viali sono stati trovati almeno altri tre monumenti funebri con la stessa discrepanza: persone morte negli anni novanta che, a giudicare dall’incisione, sarebbero spirate una ventina d’anni dopo. A rendere tutto ancora più surreale ci pensavano le foto in bianco e nero, evidentemente scattate in un’epoca precedente, che cozzavano con la data fittizia del trapasso. La chiave del mistero è saltata fuori in un ossario: un loculo già “prenotato” riportava nome, cognome e la data di morte corretta vergata a pennarello. Poi è spuntata una ricevuta da 800 euro versati a una confraternita per un «rinnovo tumulazione». Da quel momento il puzzle ha preso forma. La normativa comunale prevede l’estumulazione dopo trent’anni; se il corpo è ancora integro va trasferito in terra per completare la decomposizione e solo in seguito collocato in un ossario. Alcune confraternite, però, offrono la scorciatoia: pagando la somma pattuita, il defunto viene spostato in un nuovo loculo e, insieme al trasloco, riceve un decesso “aggiornato” di una quindicina di anni, così da rinviare tutti gli adempimenti. Il parente evita la sepoltura provvisoria, la confraternita incassa e la pietà si trasforma in un business piuttosto redditizio. È emersa anche una sorprendente mobilità post-mortem: loculi che cambiano proprietario, salme che vagano da una cappella all’altra, amicizie fra sodalizi religiosi cementate da reciproche cortesie marmoree. Un’umanità itinerante pure oltre la vita, con la complicità di qualche bollo e qualche biglietto da cento. Quando le prime voci sono arrivate in Comune, il sindaco ha disposto un’indagine interna e ha promesso tolleranza zero se verranno accertate irregolarità. Da parte sua la curia, interpellata, ha ricordato che le confraternite rispondono alle norme civili oltre che a quelle canoniche. Nel frattempo resta un interrogativo: chi controlla che le date incise corrispondano ai registri comunali? Ed è legale postdatare la morte per aggirare una disposizione igienico-sanitaria? Grottaglie, insomma, si scopre laboratorio di un capitalismo funebre in cui l’eternità è negoziabile. Morire costa, restare morti al posto giusto – a quanto pare – ancor di più. Quanto all’appuntamento di stasera a Firenze, la Compagnia delle Seggiole e la Comunità Agostiniana di Santo Spirito precisano che questo nuovo spettacolo, scritto da Riccardo Ventrella, dove le vite di uomini e donne – illustri e dimenticati – tornano a raccontarsi, è liberamente ispirato al libro di Giovanni Cipriani e Lorenzo Calvani ‘Le lapidi del Chiostro di Santo Spirito’. Una produzione originale che restituisce voce a coloro che riposano nel silenzio della pietra, evocando un’umanità variegata, di persone accomunate dalla traccia lasciata su una lapide (che a differenza del caso di Grottaglie è autentica e originale) e da una storia che merita di essere raccontata. Un viaggio nella memoria, dove ogni pietra si fa racconto attraverso uno spettacolo che invita a riscoprire, con rispetto e curiosità, le vite che popolano il fiorentino Chiostro dei Morti.