
A Palazzo Pitti il '900 in mostra con 40 abiti da sogno
Firenze, 17 luglio 2025 - A Palazzo Pitti il '900 in 40 abiti da sogno: nuovo allestimento al museo della moda. Nove sale appena inaugurate (con molti capi mai esposti fino ad oggi) raccontano gli stili dello scorso secolo dal Charleston degli anni Venti agli scintillanti anni Ottanta di Enrico Coveri, passando per le creazio-ni mozzafiato di Elsa Schiaparelli, Yves Saint Laurent, Pierre Cardin e Roberto Capucci. Annualmente ci saranno rotazioni, per far riemergere dai depositi della galleria pezzi storici mai visti prima. Un secolo di moda, dalla vivacità del Charleston agli scintillanti anni Ot-tanta di Enrico Coveri, passando per le creazioni mozzafiato di Elsa Schiaparelli, Yves Saint Laurent, Pierre Cardin e Roberto Capucci.
A raccontarlo - attraverso 40 abiti simbolo della più elevata sartorialità mondiale (molti dei quali mai esposti), posti in elegante dialogo con opere di maestri della pittura del Novecento quali Galileo Chini, Felice Casorati, Alberto Burri - è il nuovo allestimento realizzato dal Museo della Moda di Palazzo Pitti. A un anno esatto dalla riapertura totale della Galleria, interamente rin-novata, la selezione novecentesca esposta ‘gira’, per offrire al pubblico un nuovo capitolo da sogno della storia del costume. Forte di una collezione di 15.000 capi storici e accessori, dal Settecento a oggi, il Museo della Moda ha stabilito di rinnovare a cadenza annuale le collezioni in mostra, facendo riemergere a rotazione dai depositi abiti straordinari, inediti e accuratamente restaurati per poter essere offerti alla visione del pubblico. Restano invariate le sale della moda Sette-Ottocentesca e degli Abiti Medicei. Il primo dei nuovi spazi, dedicato alla ‘Moda Charleston’ tra avanguar-die ed esotismo, apre la nuova selezione: lo straordinario Trittico di Galileo Chini trasforma la sala in un set scenografico di pucciniana memoria con l’abito indossato dalla moglie del pittore in occasione del-la prima di Turandot al Teatro La Scala di Milano il 25 aprile 1926. Altri abiti preziosi realizzati con sete pregiate arricchiti da motivi decorativi ispirati alla Cina, al Giappone e all’India rammentano come l’orientalismo si intrecciasse con il desiderio di emancipazione e speri-mentazione tipico delle flapper, giovani donne dell’epoca che rompeva-no con la tradizione. Seguono due sale dedicate alla Moda tra le due Guerre: una infilata di abiti mozzafiato che spaziano dalla cultura Déco, a quella delle avan-guardie, al razionalismo, al glamour cinematografico degli anni Trenta del Novecento. In tale contesto, il dipinto di Felice Casorati, Lo stranie-ro, fa da controcanto a capi di Elsa Schiaparelli e Madeleine Vionnet. La rassegna continua con un viaggio nella Moda nel dopoguerra, con un rarissimo abito del giovane Yves Saint Laurent, nominato, dopo la morte di Christian Dior nel 1957, direttore creativo della prestigiosa Maison e tre abiti, tra cui un Gattinoni, appartenuti a Ingrid Bergman. A seguire tre sale interamente dedicate agli anni Sessanta e Settanta del Novecento, che culminano con una incursione nello Space Age Mo-vement, caratterizzato da un’estetica futuristica e minimalista ispirata alle esplorazioni spaziali e alle innovazioni tecnologiche dell’epoca, gra-zie a designer iconici come André Courreèges, André Laug e Pierre Cardin, tutti rappresentati in mostra. Spazio poi a Roberto Capucci, uno dei protagonisti più audaci e innova-tivi della moda italiana. In un’epoca dominata dalla rivoluzione giovani-le, dalla minigonna e dal prêt-à-porter emergente, rimase fedele a una visione quasi architettonica e scultorea dell’abito, che lo rese famoso sulla scena internazionale. Finale ‘esplosivo’ con Enrico Coveri, che a partire dagli anni Ottanta fe-ce delle paillettes il simbolo del suo stile scintillante, ironico e anticonformista.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde spiega: “Questa nuo-va selezione di abiti del Museo della Moda e del Costume racconta la moda del Novecento come linguaggio visivo e culturale, in dialogo co-stante con la pittura e le arti. Dai ricami esotici delle flapper all’immaginario decorativo di Galileo Chini, dalla sintesi formale di Casorati e della moda degli anni Trenta fino al minimalismo dello Space Age, accostato ai bianchi e neri di Alberto Burri. La moda si rivela così non solo specchio della trasformazione del femminile, ma anche patri-monio di forme, materiali e visioni che affianca e arricchisce la narra-zione figurativa dell’arte”. La curatrice del Museo della Moda e del Costume Vanessa Gavioli aggiunge: “Nel Novecento la moda racconta la donna tra libertà ed elegan-za. Dalle flapper degli anni Venti con abiti leggeri e accenti esotici, si passa agli anni Trenta, con una femminilità più classica e tradizionale. Chanel rivoluziona il tailleur, poi rielaborato da Galitzine e Schön. Negli anni Sessanta e Settanta esplodono minigonne, grafismi e subculture, mentre lo Space Age guarda al futuro e Capucci scolpisce l’abito. Negli anni Ottanta, Coveri esalta luce e colore con le paillettes”.