ELISA CAPOBIANCO
Empoli

Stragi nazifasciste, la famiglia di Carlo Castellani vince la causa per i ristori

L’indimenticato bomber dell’Empoli morì nel sottocampo di Gusen. Il Tribunale di Firenze ha riconosciuto il fatto come “crimine di guerra” e i danni morali al figlio ormai 87enne

Carlo Castellani in una foto storica con la maglia dell’Empoli Fc

Carlo Castellani in una foto storica con la maglia dell’Empoli Fc

Empoli, 6 maggio 2025 – Quanto ‘vale’ la vita di un babbo morto in un campo di concentramento? Quella cifra che – secondo la sentenza fiorentina di ieri ammonterebbe a 400mila euro – lo Stato italiano dovrà riconoscere a Franco Castellani, come ’risarcimento’, non riuscirà a lenire un dolore lungo 80 anni. Non potrà mai cancellare le atrocità subite durante il nazifascismo, ma potrà servire a ricordarle. Un monito affinché il mondo non le ripeta. La famiglia di Carlo Castellani, indimenticato bomber dell’Empoli calcio deportato e ucciso nel sottocampo di Gusen nel 1944, ha vinto davanti al Tribunale degli uomini, assistita dall’avvocato Diego Cremona. La sentenza, di primo grado, permetterà di accedere al fondo istituito nel 2022 dal Governo Draghi per risarcire gli eredi delle vittime. Il Tribunale di Firenze ha depositato la sentenza proprio nell’ottantesimo anniversario della liberazione dei lager di Mauthausen e Gunsen, riconoscendo come «crimine di guerra» quanto inflitto dai nazisti del Terzo Reich tedesco ai danni di quello che è diventato un personaggio simbolo delle sofferenze patite dalla popolazione dell’Empolese Valdelsa durante il regime.

La famiglia Castellani aveva scandito l’infinita attesa del responso immaginando progetti per la ricerca storica, iniziative nelle scuole, “Viaggi della Memoria" aperti «a quanti più ragazzi possibile». Perché è proprio alle nuove generazioni che è necessario parlare, sulla loro consapevolezza è importante investire affinché sappiano cosa è stato. E cosa potrebbe ancora essere o addirittura essere già, magari sotto ai nostri occhi che guardano scorrere assuefatti le immagini delle ingiustizie più disumane. Per Franco, rimasto orfano a sei anni, è un dovere morale e civile.

Carlo Castellani fu uno dei 23 deportati da Montelupo Fiorentino nel 1944: solo in cinque riuscirono a sopravvivere. Secondo la ricostruzione storica, fascisti e tedeschi avrebbero voluto prelevare il padre David, reo di non aver mai preso la tessera del regime e di essere un simpatizzante socialista. Carlo si offrì al suo posto, salutò la giovane moglie e i loro due piccoli pensando di tornare presto. Fu la sua condanna a morte.

Nato nel 1909, Carlo Castellani è stato un mitico calciatore tra la seconda metà degli anni Venti e gli anni Trenta, nell’Empoli – è intitolato a lui lo stadio cittadino –, nel Viareggio e poi nel Livorno in Serie A, prima di fare il commerciante di legname nella ditta del padre. Con l’Empoli Fc ha ottenuto il record di gol, battuto solo in tempi recenti da Francesco Tavano. Venne deportato a Mauthausen quando aveva 35 anni come prigioniero politico italiano, poi fu trasferito a Gunsen dove si ammalò di dissenteria e morì «a causa delle terribili condizioni igienico-sanitarie».

ll Comune di Montelupo, con il sindaco Simone Londi e l’assessore alla Memoria Lorenzo Nesi, ieri si è voluto idealmente stringere intorno al figlio Franco Castellani, ai nipoti e ai bisnipoti del «povero Carlo, martire innocente della barbarie nazifascista». «La famiglia con questa vittoria – scrivono dall’amministrazione montelupina – riesce finalmente ad avere una sentenza che condanna il crimine efferato subito ingiustamente contro i diritti inviolabili della persona: un segnale di giustizia dopo tanta sofferenza».