
di Tommaso Carmignani
EMPOLI
E’ stato, sportivamente parlando, un 2022 talmente bello che verrebbe voglia di incorniciarlo, anche se questo, per l’Empoli, ultimamente non sembra fare più notizia. Gli azzurri non solo hanno conquistato la salvezza in serie A, ma hanno anche ricominciato la stagione nel migliore dei modi. Un anno particolare che ha visto la società cambiare allenatore nonostante il risultato ottenuto, un anno che il presidente Fabrizio Corsi commenta con gioia.
Partiamo da un banale bilancio…
"E’ stato indubbiamente un 2022 molto positivo, su questo non ci sono dubbi. Il mio unico rammarico, se così si può dire – commenta il massimo dirigente azzurro – è che l’ambiente sembra coglierlo con troppa normalità".
Merito vostro…
"E questo deve farci riflettere. Noi vogliamo dare sempre più importanza alla Serie A, ma pensare anche che non sia scontato. Ci sono tante realtà più grandi della nostra che risultati di questo genere non li ottengono".
Che messaggio si sente di lanciare?
"Ai tifosi più anziani, quelli che hanno qualche capello bianco, suggerirei di trasmettere ai giovani che si sono avvicinati all’Empoli negli ultimi vent’anni che la nostra squadra viene da realtà molto più dure e amare. Evidenziare il percorso che abbiamo fatto è doveroso".
Parliamo però del presente: che Empoli abbiamo davanti alla fine di questo 2022?
"Non voglio tracciare una linea: quello che abbiamo fatto non ci deve accontentare. Ma se guardo un po’ più avanti, vedo il settore giovanile e mi accorgo che dai 2007 ai 2010 abbiamo un patrimonio di calciatori importante. Ci sono almeno dieci o dodici ragazzi che possono diventare i prossimi Baldanzi, Viti o Fazzini. Giocatori con tutte le carte in regola per arrivare in A".
Mi sembra un bello scenario… "Non so se avremo salute per goderceli, ma sono un patrimonio".
Via su, non dica così. E al 2023 cosa chiediamo?
"Mi accontenterei se fosse anche solo un pochino peggio di questo 2022".
Nell’ultimo anno avete fatto una cosa mai vista: cambiare allenatore nonostante la salvezza…
"Nel girone di ritorno abbiamo colto dei segnali negativi che temevamo si potessero ripercuotere nella stagione successiva. Ci era sembrato che fosse venuto meno qualcosa e per questo abbiamo voluto rivitalizzare il gruppo".
I fatti vi danno ragione…
"Ci sono degli aspetti su cui volevamo migliorare e lo abbiamo fatto, anche se poi ogni stagione ha storia a sé e i giocatori sono diversi. Non è giusto fare comparazioni, ma occorre vedere nell’attualità quello che si può migliorare. Questo vale per tutti".
Che effetto fa vedere Viti e Asllani, giocatori cresciuti da voi, tra i migliori giovani del mondo secondo il Cies?
"E’ un orgoglio, perché li seguo da quando hanno 10 anni e mi sento partecipe del loro percorso. Il rammarico è quello di non avere la forza per trattenerli un po’ di più, ma siamo l’Empoli e dobbiamo rispettare certi parametri".
Torna Caputo: che cosa dobbiamo aspettarci?
"Siamo molto fiduciosi. Lo abbiamo valutato fisicamente e sta bene, siamo convinti che possa darci tanto. Io mi aspetto di ritrovare quel giocatore che stringe i denti e scende in campo con una frattura al piede pur di aiutare la squadra".
Chiudiamo con lo stadio: il 2023 sarà l’anno giusto?
"Lo spero. Siamo alla ricerca come nel primo progetto di un socio, anche se adesso ce ne vorrebbero due. Stiamo lavorando per trovare una soluzione, ma veniamo da annate difficili e non voglio fare il passo più lungo della gamba. Tuttavia mi rendo conto che nei confronti dello stadio serve un’accelerata: viviamo una situazione che dal punto di vista dello stadio è quasi intollerabile".