Il racconto dell’incubo: "Io, vittima di violenza. Ho scelto di denunciare e sono tornata a vivere"

In un documentario le parole di una ragazza aiutata dal centro Lilith: "All’inizio non mi rendevo conto. Poi ho realizzato e mi sono detta: devo salvare me e mio figlio"

Empoli (Firenze), 28 marzo 2024 – Quindici minuti per provare a raccontare il disagio, lo smarrimento, il tormento, la paura. Ma anche il coraggio di denunciare, il percorso di ascolto e di recupero, e infine, il riscatto. Quindici minuti per dire alle donne vittime di violenza che "non sono sole" e che anche a Empoli ci sono professioniste pronte a prenderle per mano, a raccogliere le loro richieste di aiuto. Quindici minuti per ricordare che dal vortice della violenza, uscire si può. Il Centro Aiuto Donna Lilith delle Pubbliche Assistenze Riunite è stato scelto da Edera Rivista per un cortometraggio in collaborazione con la Città Metropolitana di Firenze. Già disponibile su YouTube, il documentario si focalizza sull’operato del Centro antiviolenza che da oltre 20 anni aiuta a proteggere donne con storie difficili, vittime di violenza di vario genere; psicologica, economica, fisica, sessuale.

La donna ha denunciato le violenze
La donna ha denunciato le violenze

“Qui ho trovato braccia pronte ad accogliermi. Mi sono sentita ascoltata da qualcuno che realmente ha creduto alle mie parole, spesso sminuite". Ha il volto oscurato e la voce, seppur camuffata, trema. A raccontarsi ai microfoni dell’associazione fiorentina Edera è una delle tante donne che, a piccoli passi, è uscita dall’incubo. "La consapevolezza di aver subito violenza l’ho avuta negli ultimi due anni, all’inizio non te ne rendi conto. Parlo di violenza psicologica; non ho subito intuito che fosse tale. Quando viene dalla persona con cui condividi la quotidianità, resti turbata ma vai avanti, non sei consapevole".

Sulla regia di Sofia Milazzo, il corto fa un viaggio tra le stanze della sede di via XX Settembre. "Finché eravamo io e lui - prosegue la protagonista del video facendo riferimento al suo stalker - tolleravo determinati atteggiamenti. Col tempo poi l’attenzione nei miei confronti è diventata ossessiva. Venivo seguita, controllata sul posto di lavoro, sorvegliata dalle telecamere. Ho chiesto aiuto. Non devo salvare lui, mi sono detta. Ma me e mio figlio. E ho denunciato". Inserita nel programma di protezione e sistemata in una casa di accoglienza, la giovane è stata abbracciata da Lilith. "Grazie al lavoro quotidiano di Lilith, le donne, spesso con figli, trovano supporto e sicurezza per poter ricominciare una nuova vita - spiegano da Edera presentando il progetto - Raccontiamo questa realtà attraverso le parole di chi la porta avanti ogni giorno, grazie al progetto ‘Racconti dalla città’. E’ necessario fare sensibilizzazione".

"Quando una donna si sente creduta, il percorso è efficace - interviene Maya Albano, coordinatrice del Centro - Non viene mai disconosciuto il suo racconto, il dolore, l’esperienza. Seguiamo situazioni di violenza di vario tipo, da quella domestica al mobbing. Per difesa, chi si trova per anni vittima di violenza tende a minimizzare di fronte al trauma". Spesso le donne che vengono accolte si chiedono: cosa farò dopo il periodo della protezione e dell’aiuto? "Non vengono mai lasciate sole – dice la presidente Lilith Eleonora Gallerini –. Che sia il doposcuola per i figli o il magazzino solidale per gli acquisti di prima necessità, avranno sempre un appoggio. Tante straniere non possono contare sulla famiglia d’origine. Essere un punto di riferimento per chi è solo non è importante. È tutto".