CARLO BARONI
Cronaca

La villa e i soldi di Maniero: riciclaggio prescritto. La dimora torna a Di Cicco

La Cassazione chiude il caso a favore del dentista 66enne di Fucecchio L’immobile del XIX secolo era rimasto incagliato nei risvolti processuali

L’attività d’indagine coordinata dai pm della Dda di Venezia è stata condotta dalla Guardia di Finanza (Foto d'archivio)

Fucecchio (Firenze), 24 giugno 2023 – La Cassazione ha chiuso il caso: dissequestro e restituzione agli aventi diritto. Si tratta di Villa Paradiso, dimora Ottocentesca che era rimasta incagliata negli sviluppi processuali dell’operazione fatta scattare dall’ex boss della Mala del Brenta, Felice Maniero. La villa era stata confiscata a Riccardo Di Cicco, 66 anni, dentista di Fucecchio, l’ex cognato che “Faccia d’angelo” aveva messo nei guai accusandolo di aver riciclato – con l’aiuto del broker Michele Brotini – i suoi denari: un tesoro di vecchie lire di cui l’ex boss parlò con i magistrati veneziani, e che nel 2017 portò ad arresti e sequestri. Di Cicco – assistito in tutte le fasi della vicenda dall’avvocato Giulio Venturi – è reo confesso (e per questo è stato condannato) di aver riciclato, parte di quel denaro, ma ha sempre sostenuto di averlo restituito tutto a ’Felicetto’. La stessa Cassazione, rinviando in appello, aveva rilevato che "dati documentali di peculiare valore probatorio, forniscono riscontri dettagliati e precisi alle dichiarazioni del Di Cicco".

La Corte di Venezia in sede di rinvio, a seguito dell’annullamento della sentenza di secondo grado, con la quale era stata riformata quella di primo, aveva dichiarato l’intervenuta prescrizione della condotta di riciclaggio avente ad oggetto l’acquisto e la ristrutturazione dell’immobile mediante il reimpiego – per l’accusa – di parte del denaro fornito da Felice Maniero, nel periodo compreso tra il 1985 e il 1997 (per circa 22 miliardi di lire). La villa era però rimasta appesa all’ultimo pronunciamento degli ermellini. "L’istituto della “confisca senza condanna” – scrive la Cassazione – presuppone che sia intervenuta una sentenza di condanna quanto meno in primo grado, a fronte della quale l’intervenuta prescrizione nelle successive fasi processuali non preclude l’adozione della misura ablatoria, salvo restando la verifica incidentale in ordine all’effettiva sussistenza del reato per il quale era stata pronunciata condanna. Nel caso di specie, tale sequenza processuale non è stata rispettata". La condanna e la confisca sono state pronunciate solo dalla prima sentenza di appello che, tuttavia, è stata annullata con rinvio proprio per analizzare tempi e fasi di eventuale riciclaggio, ovvero il prima e il dopo il 1995. Anche la Procura generale aveva chiesto l’annullamento della sentenza con cui era stato confiscato lo storico immobile.

Carlo Baroni