REDAZIONE EMPOLI

Scacco matto ai ’furbetti’ dell’emergenza

L’inchiesta sui dispositivi di protezione non a norma è partita da Prato ed è arrivata fino all’azienda Paimex di Cerreto Guidi

Frode nelle pubbliche forniture e truffa. Sono queste le due ipotesi di reato che la procura di Prato avanza nei confronti di Gabriele Papini, in qualità di socio e componente del consiglio di amministrazione dell’azienda Paimex, nella zona industriale di Stabbia, nel comune di Cerreto Guidi. Nata nel 1977, l’azienda svolge la produzione di sacchetti, shoppers, copriabiti e panni in tessuti naturali e sintetici. E di recente anche mascherine anti-Covid19. Papini e la Paimex sono coinvolti nell’inchiesta sui contratti di Estar (la centrale acquisti in sanità della Regione Toscana), al centro della quale ci sono due imprenditori cinesi, i fratelli Hong alla guida del gruppo pratese Y.L. con commesse importanti: i contratti col pubblico prevedevano una fornitura di 93 milioni di mascherine alla Protezione civile e di 6,7 ad Estar, a fronte di corrispettivi, al netto dell’Iva, pari a circa 41,8 milioni e 3,2 milioni di euro. Ma le indagini si sono allargate anche ad altre due aziende, destinatarie anch’esse di commesse da parte di Protezione civile ed Estar: appunto la Paimex di Cerreto e la Vignolplast di Lastra a Signa nella persona di Samuele Vignolini.

Secondo l’accusa, la Y.L. dei fratelli Hong, la Paimex e la Vignolplas avrebbero costituito un gruppo di fatto, denominato da loro stessi Pvy (le iniziali delle aziende, ndr), confondendo le loro produzioni e rifornendo la parte committente pubblica in violazione di quanto dichiarato nei documenti di gara. "Di tale filiera – si legge nelle carte dell’inchiesta – la Paimex, in mala fede, ha occultato l’esistenza nella redazione dei documenti di gara e nelle certificazioni prodotte, così rappresentando una realtà produttiva diversa da quella reale, nella quale non sarebbero stati soddisfatti i requisiti finanziari e requisiti di qualità del processo produttivo che, per stessa richiesta della committenza, risultavano essenziali per assicurare la qualità del prodotto che veniva acquistato, per la suddetta contingente situazione di emergenza, senza le certificazioni Ce".

Tutto questo, prosegue la procura, "approfittandosi della particolare modalità di contrattazione pubblica, dovuta alla situazione emergenziale, per fornire un prodotto che altrimenti non avrebbe mai potuto realizzare, in vigenza delle certificazioni Ce, in relazione al quale ha celato al contraente pubblico quali fossero le effettive modalità di realizzazione che vedevano impegnati ditte terze, ossia le imprese facenti capo a Vignolplast e Y.L., delle quali non avrebbe mai potuto certificare la qualità del processo produttivo mediante le autocertificazione che Estar richiedeva".

Ma in cosa consiste l’ipotesi di truffa a carico degli Hong, Papini e Vignolini? Ecco: "In particolare non dichiarando, l’esistenza e l’operatività del gruppo di fatto denominato Pvy nell’ambito del quale gli Hong e Vignolini provvedevano alla sub-fornitura, in favore di Paimex, rispettivamente pari a 400.000 e 745.000, per la realizzazione dei suddetti prodotti (le mascherine, ndr), rispetto ai quali risultava non garantita la qualità del processo produttivo, anche in ragione dell’assenza di una specifica certificazione da parte delle ditte di fatto sub-appaltatrici, del rispetto delle norme in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, funzionali ad assicurare la qualità del prodotto finale". Risultato? "Inducendo in errore il pubblico contraente sull’effettiva origine, provenienza e qualità del prodotto; procurandosi l’ingiusto profitto alla prosecuzione del rapporto contrattuale, ad esecuzione differita nel tempo, che a fronte della consegna di mascherine pari a 1.145.000 euro, per un corrispettivo non inferiore a 515.250, con corrispondente pari danno per la Regione".

r. e.© RIPRODUZIONE RISERVATA