CARLO BARONI
Cronaca

Gamba amputata per le complicazioni post operatorie, duello sul maxi risarcimento

Sul tavolo c’è un milione di euro che i giudici d’appello avevano ridotto

I giudici di Cassazione hanno accolto il ricorso dei figli dell’anziana a cui fu amputata

Fucecchio, 12 novembre 2021 - Il giudice di primo grado stabilì un risarcimento del danno che sfiorava il milione di euro. Poi però, la Corte d’appello, a cui fece ricorso l’Asl Toscana Centro, riformò la sentenza "riducendo l’ammontare del risarcimento del danno da lesione del rapporto parentale liquidato in favore della figlia convivente e ritenendo altresì – si legge – che nulla fosse dovuto in favore dei figli non conviventi, in assenza di prova circa il pregiudizio che gli stessi avrebbero subito a seguito delle infermità cui fu affetta la comune madre".

Il caso è finito in Cassazione su iniziativa dei figli della signora. E gli ermellini, accogliendo le ragioni del ricorso, su questo specifico aspetto dell’apparato risarcitorio, hanno disposto un nuovo processo. Ma cos’era successo? La storia è quella di una donna residente nel Comprensorio che all’epoca dei fatti aveva 79 anni (ora 89 anni) e si recò all’ospedale di Fucecchio, centro sostituzioni articolari della Toscana, dove fu operata per una protesizzazione del ginocchio. Ma a causa delle complicanze dell’intervento, fu costretta a subire l’amputazione dell’arto all’ospedale di Santa Chiara (dopo essere passata anche da un ricovero nella clinica di San Rossore).

La gamba amputata fu quella destra all’altezza della coscia. I fatti risalgono al 2011. Inizialmente la famiglia della donna, assistita dalle avvocatesse Laura Masini e Roberta Marcori, aveva tentato la carta della conciliazione per accorciare i tempi e arrivare ad una compensazione del danno che fosse equa. I legali avevano introdotto contro la Asl 11 un procedimento per accertamento tecnico preventivo, anche a fine conciliativo, nel quale il consulente tecnico nominato dal giudice rilevò gli errori commessi dai medici. "Questi, di fatto – spiegò a La Nazione l’avvocato Masini illustrando la prima sentenza – avevano imprudentemente effettuato l’intervento di protesizzazione, causando poi l’amputazione dell’arto alla danneggiata e di conseguenza una invalidità pari al 55%". Ma l’Asl Toscana Centro non accettò alcuna conciliazione. Così partì la causa. Il primo giudice aveva così stabilito la parte risarcitoria: 450mila euro per la donna sottoposta ad amputazione più 75mila di interessi, 150mila euro per la figlia convivente e 100mila euro ciascuno per i due figli non conviventi. Un quadro che poi è stato ridimensionato dalla corte d’appello la cui sentenza è stata impugnata per Cassazione.

Sul punto chiave gli ermellini hanno dichiarato meritevole di accoglimento il ricorso dei figli dell’anziana "nella parte in cui lamenta che la Corte territoriale ha negato il risarcimento del danno da lesione del rapporto parentale nonostante che i numerosi elementi presuntivi, quali il rapporto di filiazione, la vicinanza territoriale tra i figli e la madre, l’amputazione della gamba dell’anziana madre che ne ha pregiudicato per sempre la deambulazione, fossero sufficienti a dimostrare l’esistenza del danno non patrimoniale da lesione del danno parentale". Così si torna in appello.