Oss picchiata in reparto. Servizi di salute mentale. Aggressioni fuori controllo

Alla Rems due infermieri chiusi in cucina per sfuggire alla furia di un paziente. La Fp Cgil denuncia un’escalation preoccupante: "Va rafforzato il personale". .

EMPOLI

Il numero delle aggressioni in ambito sanitario è aumentato in modo esponenziale e nell’area empolese, dove è presente una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) e un Servizio psichiatrico di diagnosi e cura all’ospedale San Giuseppe, la situazione è rovente. A denunciarlo è la Funzione pubblica Cgil Firenze che fa emergere altri casi che si sono verificati nelle scorse settimane. Il più recente risale ad una quindicina di giorni fa. Un’operatrice socio sanitaria è stata malmenata da un paziente all’interno del reparto ospedaliero. L’aggressore le ha strappato un’unghia oltre a procurarle varie ecchimosi. La donna è ancora in convalescenza. Sempre all’interno del San Giuseppe, al pronto soccorso, nei giorni scorsi è arrivato per un tso un uomo di 52 anni con problemi psichici che, in preda ad una crisi, aveva ferito il fratello ad un braccio con un taglierino. Per contenere il paziente sono stati richiamati dalla psichiatria alcuni operatori che per un buon lasso di tempo hanno dovuto lasciare scoperto reparto. "Serve più personale – tuona Simone Baldacci, coordinatore Fp Cgil Asl Toscana centro – Va potenziato soprattutto il turno di notte sia in Spdc sia alla Rems". Nella struttura del Pozzale, che adesso conta 20 pazienti, il sindacato denuncia una situazione molto complicata dal punto di vista della gestione. Prima dell’episodio di allontanamento di un paziente che si era guadagnato la fuga minacciando la guardia giurata lo scorso 4 maggio, nel mese di marzo due infermieri sono rimasti chiusi per un paio di ore nella cucina per evitare di essere aggrediti da un paziente che dava in escandescenze. A quanto appreso il soggetto è stato poi trasferito in un’altra Rems.

"I servizi della salute mentale – spiega il sindacato – non sono in alcun modo attrezzati per far fronte a questo preoccupante fenomeno, né da un punto di vista clinico, nessuno ha mai previsto dei percorsi terapeutici dedicati a questa tipologia di pazienti, né da un punto visto organizzativo, l’azienda non ha mai adottato strumenti efficaci di prevenzione delle aggressioni, come ad esempio il rafforzamento di un servizio di vigilanza dedicato per tutti i servizi della salute mentale sia ospedaliera che territoriale, né l’incremento del personale sanitario". Per queste ragioni, già lo scorso 12 marzo la FpCgil ha scritto al Prefetto di Firenze per chiedere l’apertura di un confronto sul tema, "visto che ormai da tempo – spiega ancora il sindacato –, sopratutto dopo la sentenza del caso Magherini, è passato il messaggio fra le forze dell’ordine di non intervenire più all’interno dei servizi della Asl Centro, anche per i casi più eclatanti di violenza, andando così a disattendere la legge 113/2020 che all’articolo 7 prevede “che le strutture presso le quali operano gli operatori sanitari e socio-sanitari stipulino protocolli operativi con le forze di polizia al fine di prevenire episodi di aggressione o di violenza, le strutture sanitarie devono prevedere, nei propri piani per la sicurezza, misure volte a stipulare specifici protocolli operativi con le forze di polizia, per garantire il loro tempestivo intervento”, legge che al momento nella nostra Provincia viene totalmente disattesa". La FpCgil, pertanto, ribadisce la richiesta di convocazione di un tavolo urgente di confronto fra istituzioni, azienda e parti sociali. "Ci auguriamo di non dover assistere ad un altra tragedia prima di essere convocati".

Irene Puccioni