ELISA CAPOBIANCO
Cronaca

Le stragi nazifasciste. Giustizia è fatta per Erasmo Frizzi e i due fratelli Fossi

Furono prelevati all’alba all’ingresso della vetreria Nardi della Torre. Deportati nei campi di concentramento non tornarono mai più. Causa vinta da figli e nipoti per i ristori, 81 anni dopo la tragedia.

Furono prelevati all’alba all’ingresso della vetreria Nardi della Torre. Deportati nei campi di concentramento non tornarono mai più. Causa vinta da figli e nipoti per i ristori, 81 anni dopo la tragedia.

Furono prelevati all’alba all’ingresso della vetreria Nardi della Torre. Deportati nei campi di concentramento non tornarono mai più. Causa vinta da figli e nipoti per i ristori, 81 anni dopo la tragedia.

di Elisa Capobianco

Un’altra vittoria. Un altro passo avanti lungo il tortuoso cammino verso la verità. Altri tre ’figli’ di Montelupo, caduti sotto la mano nazifascista, hanno avuto giustizia. Ottantuno anni dopo. Davanti al tribunale di Firenze, il verdetto: la Repubblica federale tedesca è responsabile delle morti di Erasmo Frizzi, Adolfo Fossi e Dante Fossi – avvenute rispettivamente il 13 giugno del 1944, il 31 marzo del 1945 e il 25 aprile del 1945 – in seguito alla deportazione; e il Ministero dell’Economia dello Stato italiano è condannato a pagare un risarcimento per quelle morti. Giustizia è fatta per chi è rimasto a piangerle, senza una tomba. Le famiglie – figli e nipoti dei tre maestri vetrai, tutti assistiti dall’avvocato Diego Cremona – possono gioire per questo primo risultato. Ottantuno anni dopo.

Le vicende storiche sono note. Il 4 marzo del 1944 si verificarono nelle fabbriche in Toscana, seguendo quanto già avvenuto in nord Italia nei giorni precedenti, scioperi contro la guerra tra gli operai e i nazionalsocialisti presero tali moti come un vero affronto al regime e attivarono delle azioni repressive contro gli scioperanti. Fu così che ai direttori locali del partito fascista arrivò l’ordine di catturare e di consegnare un certo numero di oppositori. Obiettivo: deportarli nei campi di lavoro in Germania. A Montelupo fu stilata una lista di nomi ’non graditi’ e le persone vennero portate via con l’inganno. Nella notte tra il 7 e l’8 marzo 1944, una trentina di uomini – selezionati tra i 7mila abitanti, per motivi ideologici, personali o per pura casualità – sparirono nel nulla. Pochi tra gli arrestati tentarono di fuggire, certi della loro innocenza. Fu così che vennero deportati nei lager e nei sottocampi dove subirono la privazione di ogni diritto fondamentale della persona, furono sfruttati per lavoro schiavo in condizioni disumane, usati per esperimenti e altre pratiche orribili, che li condussero in gran numero a morire di stenti, di malattie o di atti violenti. Dopo la liberazione nel 1945 solo in cinque riuscirono a tornare a casa, mentre in sedici furono uccisi nei lager di Mauthausen, Gusen, Ebensee e nel castello di Hartheim.

Erasmo Frizzi, detto “Lillo“, e i fratelli Fossi furono catturati all’alba all’ingresso della Vetreria Nardi della Torre dove lavoravano. Rastrellati e inghiottiti dal buio di Mauthausen. "Mio nonno Erasmo aveva salutato la moglie e i tre figli piccoli prima di prendere la bici per andare in fabbrica – racconta la nipote Nadia Frizzi, membro attivo dell’Aned dell’Empolese Valdelsa –. Mio babbo, Fernando, aveva solo 4 anni. Lui e gli zii sono cresciuti nell’attesa, senza notizie sino alla tragedia, e poi nell’assenza. Orfani, nel dolore e nella difficoltà economica, in una famiglia distrutta. Aver vinto la causa per il risarcimento adesso ha un significato simbolico molto importante. Siamo contenti, fa piacere per babbo. Non è per i soldi, chissà se farà in tempo ad averli... è per il valore morale della sentenza". Poi l’ultimo grande desiderio: rivedere la Casa del popolo di Fibbiana dedicata a Erasmo Frizzi – ormai chiusa – tornare a vivere nella memoria sua e delle vittime delle stragi nazifasciste. Quella sì che sarebbe un’altra grande vittoria.