La storia ci parla di femminicidi. Francesca nell’Inferno di Dante

Un amore sofferto quello della nobile figlia di Guido, signore di Ravenna, moglie di Gian Ciotto. CLASSE 2^ F SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO DI FUCECCHIO.

La storia ci parla di femminicidi. Francesca nell’Inferno di Dante

La storia ci parla di femminicidi. Francesca nell’Inferno di Dante

"E ‘l modo ancor m’offende" è così che veniamo a conoscenza di uno dei femminicidi che la letteratura ci chiama a conoscere attualizzando ciò che un tempo era comunque un orrore, ma non documentato e non socialmente virale. Dante, invece, si fa portavoce e ci coinvolge emotivamente nella vicenda di Francesca da Polenta, nobile cortese figlia di Guido, signore di Ravenna, moglie di Gian Ciotto Malatesta signore di Rimini, consapevole delle fragilità dell’essere umano, ma anche consapevole che il trasporto dei sentimenti nuoce e fa cadere l’uomo in tentazioni.

Quali giustificazioni all’epoca si attribuivano a tali scempi? Perché alla fine niente è cambiato nella concezione del possesso amoroso? Forse allora era l’onore a prevalere sulla ragione, oggi sono le fragilità, forse fragilità diverse o forse l’essere umano è molto meno razionale di quanto possiamo pensare. È forse minor violenza imporre un sentimento a un figlio? E’ forse minor violenza possedere una donna come un oggetto? Domande alle quali, seppur giovani, stiamo cominciando a rispondere.

Francesca, insieme a Paolo, nonché suo cognato, è stata uccisa per un tradimento. Errore dunque da ammettere e riconoscere, specialmente quando l’epoca marcatamente medioevale, condizionava i rapporti matrimoniali spesso costruendoli su misura senza tener conto di emozioni e sentimenti. Francesca però ama Paolo ed è contraccambiata; commette adulterio e questo sicuramente è un comportamento ingiustificabile, ma in un’attenta analisi della sua vita potremmo anche affermare che non era stata padrona di decidere, che le era stato imposto un amore, che peraltro non sembrava essere degno di questa parola. La fragilità delle emozioni e dei sentimenti, cioè il linguaggio del cuore, parlano ai due amanti e loro lo traducono in bacio appassionato ciò che i loro sensi avevano avvertito.

Ci siamo trovati a confrontarci su questo tema letterario, e anche di cronaca, come se la storia di Francesca fosse una delle tante storie che oggi leggiamo o ascoltiamo dai media. In questo momento di adolescenza noi vogliamo pensare che l’amore giusto sia quello libero, non imposto, non forzato e, se anche dovessimo cadere in errore, non è certo umano uccidere il compagno o la compagna. Auspichiamo nel dialogo, pensiamo che parlare sia un momento di crescita e confronto e, quando sentiamo discutere adulti o familiari, temiamo e scongiuriamo che non accada niente. Uccidere è un gesto incomprensibile e adesso, spesso, il ragazzo, l’uomo, viene chiamato in causa perché più fragile e più sottoposto al confronto con figure femminili. Noi vogliamo credere che il nostro destino possa poggiarsi su un’educazione all’amore migliore. Dialogo, rispetto reciproco e pazienza di comprendere possano aiutarci a vivere la più bella delle emozioni: l’amore.