
Il presidente dell’Unione "Riportiamo la discussione a toni degni del Consiglio"
"Invito tutti quanti a riportare la discussione nell’ambito del consiglio, a toni appropriati e degni di quella sede". Il presidente dell’Unione dei Comuni e sindaco di Castelfiorentino, Alessio Falorni, interviene dopo che la polemica per quanto successo durante l’ultima seduta dell’assemblea ha riempito le cronache di questi giorni. A scatenarla è stata la presentazione di una mozione da parte del consigliere Leonardo Pilastri del Gruppo Misto in cui si chiedeva di togliere le onoreficenze attribuite a Josip Tito e la conseguente reazione della consigliera Susanna Rovai, del Gruppo Unione a Sinistra, che, dopo aver espresso parere contrario alla mozione (poi votata per mancanza del numero legale), ha inneggiato al leader comunista della ex Jugoslavia. Il presidente Falorni ha inoltre puntualizzato che: "La formulazione della mozione del consigliere Pilastri,che non è nuovo a considerazioni provocatorie, era, appunto, tale. E come provocatoria è stata ricevuta. Questo non vuol dire che quando c’è stata la rappresaglia da parte di Tito non siano accadute stragi orrende, ma la storia è complessa e va considerata nel suo insieme. La risposta a questa complessità non possono essere le mozioni provocatorie di Pilastri e nemmeno le affermazioni di Rovai che inneggia a Tito". Riguardo al fatto che alcuni consiglieri del Pd presenti all’assemblea si siano schierati con Susanna Rovai esprimendo un parere contrario alla mozione, sempre Falorni tiene a precisare che: "Chi ha sostenuto la posizione di Rovai riguardo alla mozione non vuol dire che condividesse il suo inneggiare. Vuol dire che si opponeva a una mozione provocatoria, non che sosteneva l’inneggiare a Tito". "Le bestialità commesse dai partigiani di Tito – prosegue Alessio Falorni – furono orrende e perpetrate come ritorsione per crimini altrettanto orrendi commessi dai gerarchi e dal governo fascista in quelle stesse zone. I titini hanno reagito con bestialità identiche e altrettanto doverosamente condannate. La mozione di Pilastri il quadro storico non lo fa. Non si può equiparare come si vorrebbe fare quello che hanno fatto fascisti e nazisti nelle nostre zone con quello che è stato il comunismo da noi. La storia del comunismo nelle nostre zone è fatta di battaglie per i diritti sociali, per difendere e diffondere la democrazia. Non c’entra niente con Stalin e con Tito".
Francesca Cavini