IRENE PUCCIONI
Cronaca

Gulotta lancia la sfida: 'Aiuterò tutte le vittime'

Si è fatto ingiustamente 22 anni di carcere. Ora una Fondazione porterà il suo nome

Giuseppe Gulotta

Empoli, 17 gennaio 2015 - Vittima di un gigantesco errore giudiziario, adesso proteggerà l’innocenza dei deboli. E’ stata presentata in palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale della Toscana, la «Fondazione Giuseppe Gulotta», progetto ispirato dalla vicenda giudiziaria dell’ex muratore di Certaldo, ergastolano per errore, assolto dopo 22 anni di carcere e 36 di calvario giudiziario. «L’iniziativa – hanno spiegato gli avvocati Pardo Cellini e Baldassare Lauria – muove dall’esigenza di creare uno strumento forte ed efficace per la tutela delle vittime di errori giudiziari che hanno prodotto sentenze di condanna ingiuste. Con l’ausilio di esperti nelle materie legali e scientifiche, la Fondazione consentirà l’avvio delle procedure di revisione delle sentenze. Parallelamente si farà promotrice di un’opera di sensibilizzazione delle coscienze civili sugli effetti sociali dell’errore giudiziario». 

Per confrontarsi sull’incredibile ‘caso’ che è diventato anche un libro, «Alkamar, la mia vita in carcere da innocente» scritto a quattro mani dallo stesso Gulotta con il giornalista Nicola Biondo, si è riunito un parterre di personalità. «È un caso emblematico su cui è importantissimo che si discuta nelle sedi istituzionali – ha esordito il presidente del consiglio regionale, Eugenio Giani, in un’affollata sala del Gonfalone – Le istituzioni hanno l’obbligo di farsi carico di ciò che è successo affinché non accada mai più». Un obbligo fino ad ora disatteso.  «Sembra incredibile – ha sottolineato lo stesso Biondo – ma la Toscana è la prima istituzione italiana a ricevere Giuseppe Gulotta». E lo ha fatto, per altro, in un’occasione particolare. «Abbiamo pensato - spiega Giani - che fosse importante inserire questa iniziativa nei tre mesi che la Toscana ha dedicato alle riforme penali e all’abrogazione della pena di morte da parte del Granduca Pietro Leopoldo». 

Sul tavolo le tematiche dei diritti civili e la questione della tutela della vita umana. Tra i relatori anche il magistrato Alfonso Sabella, che ha parlato di «un pugno allo stomaco per una persona normale, ma soprattutto per uno come me, un uomo di legge e delle istituzioni. Ho lavorato per tanti anni a Palermo in quella terra in cui ho arrestato tanti latitanti ( ha catturato, tra gli altri, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, ndr) e ho svolto tante indagini, sempre rispettando le regole. Il rispetto delle regole è quello che differenzia lo Stato dell’anti Stato».  Quella di Giuseppe Gulotta è sì la storia di un fallimento dello Stato, «ma anche una storia di speranza – ha aggiunto Pier Francesco Amati, parroco di Certaldo, uno dei tre sacerdoti che sono stati vicini a Gulotta nel suo calvario giudiziario e umano – Quest’uomo non ha mai dovuto perdonare perché non ha mai provato odio, ma solo sete di giustizia». Occhi puri, commossi, quelli dell’ex muratore che quando alla fine ha preso la parola per ringraziare i presenti è riuscito appena a dire: «Ho soltanto la quinta elementare, parlare in pubblico mi emoziona tantissimo... Grazie a tutti». Grazie e te Giuseppe per la tua semplicità, scrigno dentro al quale custodisci quella forza che non ti ha mai fatto smettere di lottare in nome della verità.