Irene Puccioni
Cronaca

Fate un check-up alle vostre pensioni. Errori di calcolo: come scoprirli

I consigli dell'Inca Cgil: gli importi possono essere corretti nel giro di un paio di mesi

Cittadini in fila all'ufficio Inps

Empoli, 24 settembre 2015 - La pensione  è come la salute: chi ce l’ha se la controlli spesso. Perché può capitare di scoprire errori, soprattutto negli assegni pensionistici più recenti. Sbagli e sviste che possono essere dovute al sistema di calcolo automatizzato dell’Inps che serve a velocizzare le pratiche ma che tende a standardizzare, senza valutare i singoli casi, facendo, per così dire, di tutta un’erba un fascio. Ma a mandare ‘in confusione’ il cervellone è anche la precarizzazione del lavoro, con cui ormai inevitabilmente si deve fare i conti. Paolo Grasso dell’Inca Cgil Empolese Valdelsa ci aiuta a capire meglio quando e perché occorre fare il ricalcolo delle pensione.  Gli errori sulle pensioni sono molto frequenti? «Su quelle cosiddette vecchie no: ormai sono assodate. Gli errori macroscopici li riscontriamo in quelle più recenti e si tratta prevalentemente del mancato aggiornamento del coefficiente di rivalutazione Istat per il periodo di mobilità. La vita lavorativa è diventata discontinua. Le persone che vanno in pensione dopo aver lavorato sempre nello stesso posto li chiamo ‘Panda’: sono casi ormai in via di estinzione. Chi è andato più volte in disoccupazione, invece, ha più possibilità di trovarsi errori di calcolo nell’assegno pensionistico. A rischio maggiore sono le pensioni di quei lavoratori che avevano avuto, prima del pensionamento, periodi di mobilità indennizzata». E i soldi che si possono perdere per strada sono molti? «Non si parla di cifre enormi, 10-20 euro mensili, che però in un anno e poi nel corso degli anni, diventano cifre importanti». Se una persona ha dubbi sul corretto importo della propria pensione, cosa deve fare?  <WC1>«Il primo consiglio è di rivolgersi al patronato prima di andare in pensione in modo da avere un quadro preciso della posizione del lavoratore. Una volta che l’Inps inizia a liquidare la pensione in via definitiva la persona può chiederci il ricalcolo, che io invito a fare annualmente, come una sorta di un check up per evitare di lasciare soldi dovuti per strada». Nel caso in cui nel ricalcolo si trovino errori, cosa fa il patronato? «Presentiamo domanda di ricostituzione all’Inps richiedendo, in base ai casi, la valorizzazione dei contributi figurativi o gli accrediti mancanti. La risposta in genere arriva nell’arco di un paio di mesi con la relativa correzione dell’importo nell’assegno pensionistico».

Ma l’errore è sempre dell’Inps?

«No, ci sono anche errori di pensionati sbadati che si scordano di accreditare periodi contributivi. Altri invece non sanno proprio di avere diritto ad un supplemento di pensione, e quando glielo facciamo notare rimango piacevolmente stupiti». Cioè, ci spieghi meglio… «Chi è in pensione, ma di tanto in tanto svolge dei lavoretti come  vendemmia e raccolta delle olive e anche se per pochi giorni all’anno viene assicurato e gli vengono versati i contributi dal datore di lavoro, può richiedere il supplemento di pensione. Per ottenerlo, però, è necessario essere pensionato da almeno cinque anni».