CARLO BARONI
Cronaca

Arresti alle Cerbaie: "Serve più fermezza contro gli spacciatori"

FdI dopo la scelta del giudice della misura del divieto di dimora

Carabinieri in azione per contrastare la presenza di spacciatori nei boschi foto di repertorio

Carabinieri in azione per contrastare la presenza di spacciatori nei boschi foto di repertorio

"In un contesto difficile come quello delle Cerbaie, dove da anni si combatte una vera e propria battaglia contro lo spaccio nei boschi, il valore del lavoro quotidiano degli uomini e delle donne in divisa non può essere dato per scontato". Lo dice Fratelli d’Italia con Danilo Di Stefano, responsabile dipartimento sicurezza e legalità, e Fabio Calugi, coordinatore comunale a Fucecchio. "Il nostro più profondo apprezzamento per l’operazione condotta nei boschi delle Cerbaie dai carabinieri di Empoli, con il supporto delle unità cinofile e dei reparti speciali dell’Arma – si legge in una nota –. L’attività culminata con l’arresto di un giovane straniero in possesso di sostanze stupefacenti (48 grammi di cocaina confezionate singolarmente e 13 grammi di hashish), armi da taglio (un machete) e denaro contante, testimonia l’impegno silenzioso ma instancabile delle nostre forze dell’ordine nel presidiare le aree più esposte al degrado e al crimine organizzato". Poi un’analisi più ampia in tema di sicurezza e misure nei confronti di chi delinque.

"Ci sentiamo in dovere di esprimere una riflessione, che vuole essere costruttiva e rispettosa dell’autonomia della magistratura, ma che non può tacere un’incongruenza evidente – proseguono i due esponenti –. Il provvedimento adottato dal giudice che ha disposto il divieto di dimora nel comune di Fucecchio per un soggetto risultato irregolare sul territorio nazionale, lascia spazio a un interrogativo: quale reale efficacia può avere una misura del genere nei confronti di chi, già oggi, non risulta tracciabile e regolarmente residente in Italia?". Da qui la conclusione: "La misura della custodia cautelare in carcere, in casi simili, non dovrebbe essere considerata una scelta punitiva, ma uno strumento di tutela della collettività. In assenza di provvedimenti coerenti con la gravità dei reati e la condizione giuridica dei responsabili, si rischia di vanificare il lavoro delle forze dell’ordine e, cosa ancor più grave, di alimentare un senso di impotenza nella comunità".