Ansia, giovani e donne chiedono aiuto "Le limitazioni hanno irrigidito le nostre vite"

Dall’inizio della pandemia, gli accessi negli ambulatori del circondario sono aumentati del 25 per cento. "Molti i disagi per i minori"

EMPOLESE VALDELSA

La pandemia ha letteralmente sconvolto il mondo che tutti eravamo soliti conoscere e vivere. L’onda lunga del Covid sta avendo inevitabilmente effetti sulla sfera mentale e psicologica. Chi sono i soggetti più a rischio? Quali disturbi manifestano? Lo abbiamo chiesto al dottor Dario Bizzarri (nella foto in alto), responsabile della unità funzionale complessa Salute mentale di Empoli.

Dottore, con l’arrivo del Covid sono aumentati gli accessi negli ambulatori del territorio?

"Registriamo un aumento medio di circa il 25% dall’inizio della pandemia. I cittadini posso accedere al servizio rivolgendosi all’unità operativa psicologica o al dipartimento di psichiatria. Vengono indirizzati dal proprio medico curante, ma per i casi più gravi l’accesso è diretto. Sul territorio sono presenti due ambulatori a Empoli, uno a Castelfiorentino e uno a San Miniato".

Chi si rivolge al servizio?

"Sono più le donne in età giovane, tra i 20 e i 40 anni, rispetto agli uomini, a richiedere aiuto e supporto psicologico".

Quali disturbi riferiscono?

"Nel primo periodo della pandemia i disturbi più frequenti erano reazioni acute da stress: ansia, panico, disturbi depressivi. Agli effetti del breve periodo si sono aggiunti o sostituiti quelli del lungo periodo: i disturbi depressivi non sono più tanto legati alla paura di ammalarsi quanto al venire meno delle nostre certezze. Lavoro, rapporti sociali, scuola, difficoltà economiche sono diventati fonte di preoccupazione e malessere".

In che misura il Covid sta minando la salute mentale?

"Gestiamo peggio il nostro stress quotidiano. Incontrare amici, dedicarsi ad attività ricreative e alle proprie passioni aiutava ad allentare le tensioni. Purtroppo le restrizioni e le limitazioni causate dalla pandemia hanno irrigidito le nostre vite. Prima avevano movimenti più fluidi, adesso la nostra quotidianità è più statica, tra isolamento sociale e interruzione delle consuetudini familiari".

Chi sta accusando il colpo più forte?

"Quella dei giovani, soprattutto adolescenti, è una fascia particolarmente colpita dagli effetti della pandemia. Sono aumentati gli accessi al pronto soccorso di minori che manifestano disagi, atteggiamenti aggressivi, disturbi alimentari, ma anche comportamenti autolesionistici. In generale, la pandemia ha reso le persone fragili ancora più deboli. Per un giovane, più che per un adulato, due anni di emergenza sanitaria rappresentano un tempo molto lungo rispetto al proprio periodo di vita. Già tendevano a isolarsi rifugiandosi in mondi virtuali creati e alimentati dalle nuove tecnologie. La pandemia ha aumentato il fenomeno. Penso che fra qualche anno parleremo di una generazione del Covid, come c’è stata quella del baby boom o dei Millennials" Come si interviene?

"In genere può bastare anche un intervento di tipo psicologico. Sono molto efficaci anche le sedute di gruppo dove si condividono ansie e problemi. Se necessario si ricorre anche a un aiuto farmacologico. Per uscire dallo stato depressivo è importante lasciare quanto più possibile canali sociali aperti, cercare risorse collettive. Vorremmo tutti tornare alla normalità ma non è ancora possibile. Chiunque avvertisse disagio, stress, bisogno di aiuto, può rivolgersi ai nostri sportelli".

Dal punto di vista delle risorse umane ritiene che il numero di professionisti a disposizione sul territorio sia adeguato?

"Purtroppo le risorse umane sono appena sufficienti considerando l’emergenza pandemica".

Irene Puccioni