
Teatro Niccolini
Firenze, 3 giugno 2025 – Giovedì 5 giugno alle 18 al Teatro Niccolini (via Ricasoli, 3) lo scrittore fiorentino David Leone incontrerà i lettori nell’ambito delle “Niccolitudini”, le presentazioni che non annoiano e durano poco. All’evento parteciperanno lo scrittore Paolo Piazzesi e l’editore Antonio Pagliai.
Leone, nato nel 1974, ha vissuto a lungo all’estero lavorando nel campo dei sistemi informatici e delle comunicazioni. Ha esordito nel 2014 con Confessioni di un mammone italiano (Pagliai), romanzo a tinte autobiografiche. Le sue opere più recenti sono Allah è grande, Firenze arde (Pagliai, 2018), dove si è soffermato sulla minaccia del fondamentalismo, Come polvere al vento (Giovane Holden, 2020), che ha come protagonisti un gruppo di manichini prigionieri di un grande magazzino, e Le stagioni dell’amicizia (Pagliai, 2022), racconto corale che si snoda tra la Val d’Aosta dei prati fioriti, la Milano del business e della frenesia, l’India della spiritualità e della meditazione, l’Africa della miseria e della solidarietà.
Chi, da bambino, vedendo un manichino nella vetrina di un qualche negozio non si sarà chiesto, sotto sotto, se anche lui ha un'anima? Intrigante quesito, nella sua apparente ingenuità, cui il romanzo Come polvere al vento cerca di dare una risposta, facendo proprio di un gruppetto di manichini, prigionieri di un grande magazzino, i suoi veri protagonisti, i quali, assorbendo e riflettendo specularmente le alterne vicende, i drammi umani con cui si interfacciano, diventano, per sé e per gli altri, catalizzatori di una spasmodica ricerca di verità. Verità che coincide soprattutto nella tentata scoperta della propria identità, operazione questa resa tanto più complessa, quando non addirittura vana, dall'affollarsi di immagini illusorie che, dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, hanno finito per disorientare l'umanità moderna al punto di doversi porre l'annosa domanda: Ma chi sono io? I manichini, inconsapevolmente, assumono i tratti e gli umori degli umani, avventori e commessi, con cui vengono in contatto. Ed è soprattutto di notte, quando il negozio è chiuso, che essi si sentono liberi di sciogliersi dalla fissità delle loro rispettive pose, e di dare sfogo ai loro sentimenti.
Capeggiati da un vecchio manichino, che li istiga alla ribellione e alla fuga, vivono una breve stagione illudendosi che una fuga dalla realtà, e dalla prigionia esistenziale in cui ognuno di noi è rinchiuso, sia davvero possibile. La loro arma vincente: l'immaginazione; il loro obiettivo: la terra promessa. Ma questa fuga e questa lotta per la libertà non saranno prive di nuove tragedie, di nuovi soprusi, di nuove peripezie a cui pochi sopravviveranno. Il romanzo è cadenzato dal ritmo, a volte forte a volte lento, della pioggia che cade incessantemente, e che finirà per trasformarsi in una massa d'acqua di proporzioni bibliche che agirà a un tempo da forza punitrice e di riscatto.