Il business delle Rsa. Grandi gruppi francesi ancora alla conquista della Toscana anziana

Insorgono le associazioni dei proprietari delle strutture storiche: "Investitori che puntano a realizzare 4mila posti letto entro il 2026 rispetto ai 12.400 esistenti oggi. Così finiremo per chiudere"

Un'operatrice di Rsa con un'anziana (foto Getty Images/iStockphoto)

Un'operatrice di Rsa con un'anziana (foto Getty Images/iStockphoto)

Firenze, 24 maggio 2023 - Ci sono stati il Covid, l’aumento dei costi, le difficoltà delle famiglie che, in assenza o in attesa di sostegni economici, hanno fatto rientrare i loro cari a casa. Ma a pesare sulle Rsa toscane c’è pure un mondo imprenditoriale in profondo cambiamento. Perché, inutile negarlo, quello degli anziani è anche un immenso business, come avevamo raccontato già nel marzo 2022. La Toscana conta quasi un milione di over 65, con gli indicatori che convergono su un costante aumento. E un mercato in tale espansione fa gola ai grandi gruppi internazionali. Così, alle realtà del mondo cattolico, a fondazioni, cooperative, gestioni pubbliche e imprese familiari si stanno affiancando colossi dell’edilizia e grandi fondi. L’avamposto di questo approdo, in Toscana, è stato l’apertura di due Rsa a Cecina (Livorno), nel 2021. Qui il gruppo francese Lifento ha acquistato, per conto di Lifento Care Paneuropean, attraverso la controllata italiana Lifento Salute, la struttura progettata dal Gruppo Carron di Treviso e ora gestita dal Gruppo Gheron. E i nomi di Lifento e Carron sembrano ricorrere in tante strutture in arrivo in Toscana.

"Nel caso di Cecina - spiega Paolo Moneti, presidente dell’Anaste, l’Associazione delle Rsa private toscane – sono stati realizzati 160 posti, in due Rsa attigue da 80, benché la legge toscana preveda, per le residenze per anziani, un massimo di 80 posti". Ma la struttura si sviluppa appunto in due blocchi distinti ed è quindi, formalmente, in regola.

Un caso isolato ? Non sembra. In un allarmato documento firmato da tutto il mondo toscano delle Rsa (Agespi, Aiop Rsa, Anaste, Arat, Aret, Arsa, Uneba, centrali cooperative, Agci, Confcooperative, Legacoop) e pubblicato sui quotidiani, i gestori hanno lanciato l’allarme sull’arrivo di numerose strutture simili. Sarebbero infatti in costruzione, o comunque già con concessione edilizia ottenuta, analoghe Rsa a Pistoia (160 posti), Prato (240), Quarrata (160), San Miniato (160), Serravalle Pistoiese (120 a Cantagrillo e 60 a Masotti), Sovigliana (160) e molte altre fra i 120 e i 160 posti, più quelle (tante) previste sotto la soglia di 80 posti. "Sappiamo, perché è stato detto a Cecina – spiega ancora Moneti – che gli stessi investitori puntano a realizzare 4.000 posti entro il 2026, rispetto ai 12.400 esistenti. Crediamo che non ci siano margini per tutti. Questo significa una sola cosa: che si pensa di lasciare chiudere le Rsa storiche". Il tema è comunque all’attenzione del Consiglio regionale, che sta lavorando a una norma per imporre la distanza di almeno un chilometro fra le Rsa ed evitare le maxistrutture nate dalla somma di più nuclei. Ma la proposta di legge ha avuto vita difficile. Anche in questi giorni. Oggi sarebbe dovuta approdare in terza commissione, ma l’ufficio legislativo della Regione ha ravvisato alcuni estremi di incostituzionalità che hanno richiesto un emendamento.

«C’è l’assoluta volontà di far rispettare da tutti la norma toscana di massimo di 80 posti per Rsa – spiega Enrico Sostegni (Pd), presidente della terza commissione – ma va trovata la strada giusta. Domani (oggi, ndr ) organizzeremo un calendario di audizioni con gestori e sindaci, confrontandoci anche con la giunta". I tempi però si allungano e chi nel frattempo ha ottenuto le autorizzazioni andrà avanti.