Riaprono palestre e piscine, ma è caos sui rimborsi degli abbonamenti non fruiti

Il decreto Sostegni lascia scegliere al gestore se rimborsare in denaro o rilasciare un voucher utilizzabile entro sei mesi dalla fine dello stato di emergenza sanitaria. Ecco cosa fare

Una palestra (foto Imagoeconomica)

Una palestra (foto Imagoeconomica)

Firenze, 5 giugno 2021 – Le palestre sono riaperte dal 24 maggio, per tornare a nuotare nelle piscine al chiuso si deve attendere il 1 luglio. Le associazioni dei consumatori stanno ricevendo molte segnalazioni perché gli amanti delle attività sportive individuali rischiano di perdere i soldi spesi per l'abbonamento. Molti gestori degli impianti, fa presente Adiconsum, non rimborsano i periodi non utilizzati dai clienti e tendono a non applicare sconti sui nuovi abbonamenti. Eppure, palestre e piscine sono state chiuse per circa otto mesi e ora, dovendo seguire le rigide restrizioni dei protocolli di sicurezza, non riescono a offrire tutti i servizi pre-Covid. Per esempio, al momento è vietato farsi la doccia negli spogliatoi e anche gli orari, in alcuni casi, sono ridotti.

Anche secondo Altroconsumo, sono tanti gli abbonati che potrebbero non ottenere il rimborso dei mesi pagati e dei quali non è stato possibile usufruire a causa dell'emergenza sanitaria. Diversamente dal precedente decreto Rilancio, il decreto Sostegni lascia infatti alle palestre una certa libertà d'azione.

Spetta agli esercenti scegliere se erogare un rimborso in denaro o un voucher di pari importo per i mesi in cui gli abbonati non hanno potuto usufruire dei servizi di piscine o palestre. Il voucher, secondo quanto previsto dal decreto Sostegni, può essere utilizzato entro sei mesi dalla fine dello stato di emergenza sanitaria, fissato, almeno per il momento, al 31 luglio 2021. Se, invece, la struttura ha dato ai propri abbonati la possibilità di usufruire di corsi da remoto, la prestazione si considera erogata regolarmente e all'abbonato non spetta niente. Questo può essere ritenuto valido per chi segue i corsi a corpo libero, fruibili anche a distanza, ma non per chi utilizza macchinari, frequenta le sale pesi o nuota.

Cosa fare, allora, se non ci si trova d'accordo con il gestore della palestra? Il suggerimento è quello di presentare un reclamo scritto alla palestra o piscina e, se la risposta ottenuta non è soddisfacente, è possibile chiedere supporto ad una delle associazioni dei consumatori presenti sul territorio.