I commercialisti: “Per ora il ‘fisco amico’ non si vede”

Il presidente Cuchel: “Per ora non si è visto il cambio di passo che auspicavamo”

Firenze, 23 ottobre 2023 –  “Il fisco italiano è farraginoso, schizofrenico. Le aspettative in termini di cambiamento della politica fiscale in Italia si sono alzate sensibilmente da quando si è insediato questo Governo. I principi espressi in questo senso e contenuti nella legge delega di riforma lasciavano ben sperare, ne abbiamo invocato spesso il rispetto anche noi come Associazione Nazionale Commercialisti: dalla riduzione della pressione fiscale, alla semplificazione del sistema nel suo complesso e attraverso il riordino del calendario delle scadenze, ma ciò che più di tutto eravamo felici di condividere era la volontà di riequilibrio del rapporto tra Fisco e contribuenti. Quello che ci aspettavamo però, visto le modalità vessatorie con cui lo Stato ha amministrato negli ultimi anni il rapporto fiscale con il cittadino, era un cambio di passo immediato, e che per vederlo non si dovesse aspettare l'emanazione dei decreti attuativi della legge delega per la riforma fiscale. Ecco questo cambio di passo non si è visto, anzi in certi casi c'è stato un peggioramento”. E’ netto Marco Cuchel, presidente dell'Associazione Nazionale Commercialisti, sindacato rappresentativo di categoria.

"Una serie di esempi, su cui siamo rimasti a dir poco perplessi, provengono dal comportamento tenuto dall'Agenzia delle Entrate nell'ultimo periodo. Per prime – dice Cuchel – cito le lettere di compliance per i soggetti forfettari, un regime che fa della sua ragion d'essere la semplificazione contabile e per cui una norma del 2019 prevede l'esenzione dall'obbligo di comunicazione proprio di quei dati che invece oggi le lettere di compliance stanno richiedendo. Proseguo con l'invio da parte dell'Agenzia di avvisi di irregolarità per ritardo nei pagamenti delle imposte a quei contribuenti che avevano diritto al differimento delle scadenze a causa del Covid-19, ecco a questi soggetti già messi a dura prova della pandemia vengono chiesti anche i relativi interessi per un pagamento ritardato previsto e consentito per legge. Ancora, l'invio delle lettere di compliance per quanto riguarda l'incrocio tra corrispettivi e Pos, migliaia di invii che hanno messo in grave difficoltà sia i contribuenti destinatari sia i loro commercialisti, che si sono trovati a dover svolgere un complicatissimo e delicato lavoro di riconciliazione di queste “fantomatiche” difformità denunciate dall'Agenzia delle Entrate. Sono stati proprio i commercialisti a rendersi conto che effettivamente le discrepanze erano dovute all'invio errato dei dati da parte degli intermediari finanziari, per cui gli incassi Pos risultavano duplicati se non triplicati. Un caos che poteva benissimo essere evitato con un lavoro preliminare dell'Agenzia, sottoponendo l'incrocio dei dati ad un controllo umano, invece che affidarsi ciecamente ai risultati degli incroci effettuati tramite intelligenza artificiale. Un controllo, tra l'altro, semplice e che avrebbe dato risultati immediati”.

”E' impossibile – conclude – pensare di combattere l'evasione con l'intelligenza artificiale, la vera evasione, il vero sommerso, quello che pesa veramente sulle casse dello stato, non emergerà con l'utilizzo dell’intelligenza artificiale. Il perché è presto detto: i dati in possesso della Pubblica Amministrazione e su cui l'IA svolgerebbe il proprio lavoro di indagine sono forniti da soggetti già tracciati, è ovvio che chi sia sconosciuto al fisco non invia né corrispettivi né fatture elettroniche. Ma dico di più, l'utilizzo che verrà fatto dell' I.A. in ambito fiscale dovrà essere regolato preliminarmente, innanzitutto su due questioni: su quali dati l' I.A. effettuerà le proprie elaborazioni e secondo quali criteri opererà l'algoritmo che li analizzerà. A questo proposito sarebbe corretto fissare un tavolo permanente che veda presenti e partecipi tutti i corpi intermedi compreso i commercialisti”.