Mutui, nel 2023 attesi rincari di quasi 200 euro sulle rate dei variabili

Secondo un'indagine di Facile.it, già a febbraio, con l'eventuale nuovo incremento dei tassi, la rata mensile salirebbe di circa 35 euro

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Firenze, 31 gennaio 2023 – Ancora rialzi in vista per le rate dei mutui a tasso variabile che potrebbero salire di quasi 200 euro nel 2023. Le previsioni sono di Facile.it, sulla base dell'ipotesi che il 2 febbraio la Bce confermi un nuovo aumento di tassi di 50 punti base. In questo caso la rata di un finanziamento potrebbe salire di 35 euro, circa 197 euro in un anno e pari ad un incremento del 43% in più rispetto a quella iniziale.

Per arrivare a questo risultato, Facile.it ha preso in esame un finanziamento a tasso variabile da 126 mila euro in 25 anni, sottoscritto a gennaio 2022. Il tasso (Tan) di partenza usato nell’analisi è pari a 0,67%, corrispondente ad una rata mensile di 456 euro. A partire dalla seconda metà del 2022, a causa dei quattro aumenti del costo del denaro decisi dalla Banca Centrale Europea, la rata ha iniziato a salire considerevolmente arrivando, a gennaio 2023, a 619 euro. Se la Bce decidesse di aumentare i tassi di altri 50 punti base e l’Euribor crescesse in modo analogo, la rata mensile del mutuatario arriverebbe nei prossimi mesi a circa 653 euro, vale a dire 197 euro in più rispetto a gennaio 2022, dunque oltre il 43% di aumento. Guardando alle aspettative di mercato, cioè i Futures sugli Euribor, secondo gli esperti l’Euribor a 3 mesi potrebbe crescere ancora, arrivando a giugno 2023 intorno al 3,4%. In questo caso la rata salirebbe a 711 euro, 255 euro in più rispetto a quella sottoscritta a gennaio 2022.

Cosa può fare chi ha un mutuo a tasso variabile Secondo Silvano Bartolini, responsabile credito di Codacons Toscana, “l'aumento dei tassi è dovuto alla necessità di abbattere l'inflazione. La quale, però, nel giro di un anno, massimo un anno e mezzo, tornerà secondo le stime ai valori normali di 1,50-2% massimo l'anno”. Anche i mutui variabili, dunque, torneranno a scendere. “Il consiglio, insomma – spiega Bartolini – è quello di non farsi prendere dal panico e, se le finanze ce lo consentono, attendere tempi migliori. In questo contesto, non è infatti un vantaggio approfittare del provvedimento del governo che consente, a chi ha un mutuo a tasso variabile, di tornare al fisso. La legge c'era già nel 2012, ma allora i mutui a tasso variabile erano il 60% sul totale, oggi sono pochi, solo il 20%. Inoltre, chi ha un mutuo a tasso variabile ha già subìto l'aumento delle rate e probabilmente il peggio se lo è già lasciato alle spalle”. “Senza contare – conclude - che il provvedimento del governo pone dei limiti al passaggio da variabile a fisso: il mutuo non deve superare i 200mila euro e non sono tanti quelli che non superano questa cifra”. Eventualmente, se proprio la rata non è sostenibile, è possibile tentare la strada di un accordo con la banca per rinegoziare il mutuo o optare per una surroga.