Dopo quella notte nulla sarà come prima. Monte dei Paschi contro l’iceberg Antonveneta

L’8 novembre 2007 il bluff di Botin, capo del Santander: "O chiudiamo stasera a 9 miliardi o domani parte l’asta con Bnp Paribas". E arrivò il sì

Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, presidente e dg di Banca Mps nel 2007

Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, presidente e dg di Banca Mps nel 2007

Siena, 12 novembre 2021 - "O chiudiamo stasera a 9 miliardi di euro o domani faccio partire l’asta con i francesi di Bnp Paribas da questa cifra". L’aut aut di Emilio Botin Sanz de Sautola y Garcia de los Rios, fondatore e capo esecutivo del Banco Santander Central Hispano, ha il sapore di un bluff, ma il suo interlocutore dall’altro capo del telefono ci casca. D’altronde, come può un avvocato che, per sua stessa ammissione, sta facendo "un mestiere che non è il suo", battere a una partita di poker finanziario il potentissimo presidente di una banca fondata da suo nonno, fatta crescere da suo padre che poi, alla sua morte, sarebbe passata alla figlia Ana? Lo sventurato rispose, per copiare Manzoni. E in una notte, quella dell’8 novembre 2007, dopo una telefonata, il Monte dei Paschi, transatlantico che navigava da oltre 5 secoli e aveva superato guerre mondiali e dominazioni straniere, andò a sbattere contro l’iceberg Antonveneta. Nulla fu più come prima, la falla aperta da quell’operazione sciagurata non poteva essere richiusa con trucchetti tipo bond Fresh, derivati Alexandria e Santorini ristrutturati, accantonamenti ritardati sulla valanga di crediti deteriorati, miliardi di capitale bruciati come il falò delle vanità di Savonarola.

Giuseppe Mussari, diventato presidente della Banca il 29 aprile 2006, designato dai deputati generali della Fondazione Mps che presiedeva, accettò il rialzo da 8,2 a 9 miliardi di euro per comprarsi Antonveneta, "senza aver mosso un solo pezzo di carta", come rivelò Alessandro Daffina ceo di Banca Rotschild per l’Italia. Solo un mese prima, Banco Santander aveva chiuso l’Opa sull’olandese Abn-Amro, che aveva acquisito Antonveneta nel 2006. Quella banca era "il gobbo nero" del credito italiano, aveva inguaiato prima Giampiero Fiorani e la Popolare di Lodi, poi Abn Amro che la comprò, per poi finire ingoiata da Santander un anno dopo. Che se la ritrovò tra le mani, dopo averla pagata 6,6 miliardi di euro, ma con l’aggiunta di Interbanca, che sfilò dal pacco che stava per rifilare al Monte.

A metà dicembre 2006 Bankitalia concluse un’ispezione su Antonveneta e bocciò i fondamentali della banca, chiedendo una multa per i vertici e il collegio sindacale. Giudizi sfavorevoli su redditività, posizionamento nel mercato, impieghi, raccolta, organizzazione aziendale. Solo la liquidità era accettabile ma perché garantita dai prestiti da Abn Amro. Quei 7 miliardi da ridare agli olandesi furono la seconda batosta fatale per il Monte dei Paschi. La somma che farà salire a 17 miliardi di euro, pagati cash, con tanto di bonifici bancari a favore di Santander (5 per un totale di 5 miliardi e 120 milioni), Abn Amro (uno, il 30 maggio 2008 per 9 miliardi e 247 milioni) e Abbey National Treasury Service (due bonifici da 2 miliardi e 623 milioni di euro).

Nessuna due diligence, nessuna verifica dei conti, nessun accenno a quell’ispezione di Bankitalia. "Non ricordo se ho risposto subito sì a Botin o l’ho richiamato - disse Mussari nel corso dell’interrogatorio ai pm senesi il 15 febbraio 2013 - Non era stata eseguita nessuna due diligence perché nemmeno Santander aveva potuto farla prima di acquistare Antonveneta. Peraltro gli olandesi avevano potuto fare una bella pulizia di bilancio dopo averla comprata". Si vide dopo a chi la fecero pagare quella pulizia. "In nessun momento Mussari mi spiegò quale era il suo interesse per acquisire Antonveneta - dichiarò Emilio Botin sentito dai pm senesi -. Non ci furono riunioni con i rappresentanti di Mps per negoziare la vendita di Antonveneta, ma si trattò tutto per telefono, due o tre volte con Mussari". "Questi non sanno cosa hanno comprato e non sanno che ci devono dare 7,5 miliardi di euro" fu la testimonianza dell’allora ad di Antonveneta Pierluigi Montani.

Basta aggiungere i risultati dei bilanci di Banca Mps del 2005, 2006 e 2007, chiusi con utili di 790,2 milioni, 910,1 e 1437,6 milioni di euro, tre record, per valutare l’impatto sui conti dell’iceberg Antonveneta.

(4 - continua)