
Una badante accompagna l'anziana
Firenze, 18 dicembre 2021 – La crisi pandemica ha favorito il diffondersi del lavoro irregolare. A sostenerlo l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che stima in Toscana oltre 183mila lavoratori irregolari, con un tasso di irregolarità del 10,8 per cento e un'incidenza sul totale del valore aggiunto dell'economia regionale pari al 4,5 per cento. In Toscana il lavoro nero 'produce' 4,7 miliardi di valore aggiunto.
Chi sono i lavoratori irregolari? Secondo la Cgia di Mestre solo una minoranza è rappresentata dagli irregolari sfruttati da caporali o da organizzazioni criminali. Nella stragrande maggioranza dei casi, chi lavora a nero si muove in autonomia. Si tratta di “persone – scrive la Cgia – molto intraprendenti che ogni giorno si recano nelle abitazioni a fare piccoli lavori di riparazione, di manutenzione (verde, elettrica, idraulica, fabbrile, edile, e così via) o prestano servizi alla persona (autisti, badanti, acconciatori, estetiste, massaggiatori e simili)”. Un esercito di 'invisibili' che “provocano danni economici spaventosi”. “Questi lavoratori irregolari – sottolinea l'associazione artigiani e piccole imprese di Mestre – sono in gran parte costituiti da pensionati, dopo-lavoristi, inattivi, disoccupati o persone in cassa integrazione che arrotondano le magre entrate con i proventi recuperati da queste attività illegali”.
Così, a rimetterci, non sono solo le casse dell'erario e dell'Inps, ma anche le attività produttive e di servizi, e gli artigiani regolarmente iscritti alle Camere di commercio e che subiscono la concorrenza sleale dei lavoratori in nero, che, non dovendo versare contributi e tasse, possono praticare prezzi inferiori a quelli di mercato.