Derubata in ospedale prima di morire, i genitori che hanno denunciato: "Non accada più"

Parlano i genitori della donna a cui una operatrice sanitaria ha rubato il bancomat nelle ore in cui moriva: "L’Asl faccia pulizia"

Carlo Paolo Romei, 82 anni, ex direttore di un lanificio di Montemurlo (Foto Attalmi)

Carlo Paolo Romei, 82 anni, ex direttore di un lanificio di Montemurlo (Foto Attalmi)

Prato, 23 giugno 2022 - "Siamo stati travolti oltre che dal grande dolore per la perdita di una figlia, anche da uno scrupolo morale. E abbiamo deciso di fare denuncia ai carabinieri per rendere giustizia a lei, morta all’età di 54 anni. Perché certe situazioni non si ripetano più". Carlo Paolo Romei di anni ne ha 82 ed è il padre della donna derubata della sua carta bancomat da una operatrice socio-sanitaria di 55 anni, mentre combatteva contro un male che poi purtroppo non le ha dato scampo. A individuare la responsabile di quel furto sono stati i carabinieri della stazione di Prato dopo che l’uomo, insieme alla moglie Graziella, ha avuto la forza di sporgere denuncia di fronte a quelle spese comparse nell’estratto conto della figlia; spese fatte al supermercato Esselunga e anche in alcune parafarmacie, come in una di Scandicci. "Acquisti che sono stati fatti anche nei giorni successivi alla sua morte. Sono stati sottratti in tutto 320 euro", spiega Romei, che dal 1960 fino alla pensione è stato direttore amministrativo e socio di un lanificio di Montemurlo, lo stesso dove ha lavorato Antonella.

Al signor Romei e alla moglie non interessa tanto la possibilità di recuperare quei soldi sottratti dalla operatrice sanitaria, adesso denunciata dai carabinieri per furto aggravato e frode informatica, ma vuole soprattutto fare giustizia per chi non c’è più e per fare in modo che nessuno possa mai più approfittarsi delle persone che stanno soffrendo e non possono difendersi. Per questo motivo Romei ha depositato anche all’ufficio protocollo dell’Asl una copia della denuncia fatta ai carabinieri. Poi la sorpresa di fronte alla comunicazione del tenente colonnello Sergio Turini.

"Dopo appena due giorni, i carabinieri ci hanno comunicato che era stata individuata la responsabile del furto della carta bancomat", spiega Romei. "Per noi è stata una soddisfazione morale". E ancora: "Abbiamo saputo reagire nonostante fossimo sconvolti da dolore e dalla morte di nostra figlia, arrivata appena quindici giorni fa - proseguono con grande dignità i coniugi Romei - Speriamo che la nostra esperienza possa servire a qualcosa... perché non si verifichino più episodi del genere".

Un furto commesso da una persona che adesso non è più sconosciuta, ma ha nome e cognome grazie alle indagini dei militari dell’Arma. Che cosa vogliono dire i genitori di Antonella a quella donna? "La miglior cosa è il silenzio perché qualsiasi parola le potessi dire - afferma Romei - non esprimerebbe il disprezzo che ho per questa signora. Non le direi niente, sarebbe inutile usare parole offensive".

Comunque quei soldi, se mai saranno recuperati, hanno già una destinazione. "Pensiamo di donarli in beneficenza alla parrocchia o a qualche associazione. Oppure aiuteremo una famiglia bisognosa facendo una spesa, per sapere con certezza dove andrà a finire quella somma", dicono i genitori di Anto nella. "Credo che i carabinieri abbiano lavorato bene - aggiunge mamma Graziella - ed è bello sapere che andranno avanti con le indagini. Quello che preoccupa di più è sapere che nei reparti dove si trovano le persone più fragili l’Asl non abbia ancora attivato controlli adeguati, magari rafforzando la presenza del personale e della sorveglianza. In alcuni reparti ci sono persone indifese per colpa anche delle pesanti terapie che sono costrette a sostenere. Se quella operatrice sanitaria ha agito così è perché il sistema glielo ha permesso. Dispiace che l’Asl non faccia piazza pulita. Evidentemente la mancanza di personale spinge ad assumere chiunque".

Dunque dai due genitori arriva un invito all’Asl perché venga fatta maggiore attenzione nella scelte del personale sanitario che assiste i malati più gravi. "Era un nostro dovere fare denuncia - ripete Graziella - per rendere un po’ di giustizia a una figlia che oggi non c’è più. E’ un dispetto enorme che una persona vada a frugare nell’armadietto e nella borsa di un paziente che sta per morire e non può difendersi".

Dall’ospedale finora nessuno si è fatto sentire con la famiglia Romei. "La cosa essenziale è che sia venuta a galla tutta la storia. Non ci interessa la prigione. Non ci importa la galera, non la fa più nessuno. L’importante è che quella donna, una volta trovata, sia stata allontanata dal lavoro. Il rischio più grosso è che poi vada nel dimenticatoio e che presto possa tornare a delinquere altrove". La oss è infatti in ferie forzate.