GIULIO ARONICA
Cultura e spettacoli

Tornabuoni Arte: Ungaretti e l'arte del vedere

La mostra a cura della saggista e critica letteraria Alexandra Zingone esplora il rapporto tra letteratura e arti visive attraverso una selezione di opere di artisti che frequentarono il grande poeta.

Giuseppe Ungaretti e Piero Dorazio

Giuseppe Ungaretti e Piero Dorazio

Firenze, 22 maggio 2024 - Chiamo poeta qualsiasi artista. Giuseppe Ungaretti arrivò a Parigi nel 1912, incontrando nel corso del suo soggiorno figure fondamentali del Novecento come Braque e Picasso, Soffici e Palazzeschi, Boccioni e Marinetti: una fascinazione - quella per il legame tra poesia e pittura - che proseguirà anche a Roma tanti anni dopo, attraverso il rapporto con celebri artisti italiani del periodo, da Dorazio fino a Capogrossi e Burri. 

La mostra "Ungaretti e l'arte del vedere" - presentata in anteprima proprio a Parigi ad aprile del 2023 e inaugurata alla galleria Tornabuoni Arte (Lungarno Benvenuto Cellini,3) di Roberto Casamonti lo scorso 17 maggio - esplora il connubio tra letteratura e arti visive, celebrando la personalità del poeta nato nel 1888 ad Alessandria d'Egitto attraverso una selezione di opere di maestri italiani ed europei vissuti tra gli anni Dieci e Settanta del Novecento, affiancate da un nucleo inedito di lettere e materiali d'archivio, poesie e corrispondenze tenute dallo stesso Ungaretti con loro.

L'esposizione, a cura della saggista e critica letteraria Alexandra Zingone, raccoglie una serie di capolavori di Giacomo Balla e Carlo Carrà, Gino Severini e Amedeo Modigliani, Giorgio De Chirico e Pablo Picasso, Enrico Prampolini ed Ottone Rosai, fino ad arrivare alle opere più recenti di Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri e Piero Dorazio: e proprio del pioniere dell'Astrattismo italiano sono esposti per la prima volta due inediti, "Senza titolo" (1968) e "Modello e fonte per molti orizzonti" (1969), con dedica all'amico, a testimonianza del loro forte sodalizio affettivo e intellettuale, che diede vita nello stesso periodo al libro d'artista "La Luce. Poesie 1914-1961. Con XIII litografie di Piero Dorazio". 

Del periodo parigino, si alternano le sperimentazioni cubiste di Picasso con "Tasse et paquet de tabac" (1922) a lavori più figurativi e tradizionali come "Giovane seduta" (1905) di Amedeo Modigliani, "Luce nella luce" (1928) di Giacomo Balla, e "Il balcone" (1930) di Gino Severini. Il percorso prosegue con "La Piazza d'Italia" (1955) di Giorgio De Chirico, che Ungaretti scoprì al Salon des Indépendants, il "Tableau à 4 cotés" (1957) di Jean Fautrier, uno dei suoi amici più cari, e alcuni dipinti di Carlo Carrà e Ottone Rosai.  Accanto a Dorazio, non mancano infine altre testimonianze delle sue frequentazioni con l'ambiente artistico della Capitale: da alcuni esempi di "Superficie", realizzati da Giuseppe Capogrossi tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ai coevi "Catrame" e "Combustione" ideati dal genio di Alberto Burri.