
Terry Riley nel chiostro del Brunelleschi (foto Eleonora Birardi)
Firenze, 22 settembre 2018 - L'appuntamento è iniziato un po' in ritardo, con le note che hanno iniziato a risuonare a sole appena spuntato. Ma è valsa la pena fare la levataccia per il concerto di uno dei padri del minimalismo. Perché la presenza di Terry Riley non poteva passare inosservata a tanti appassionati di musica. Un interesse trasversale che accomuna classica, jazz e rock e che trova la sintesi nella figura del musicista americano, oggi 83enne. Riley è in tour in Italia insieme al figlio Gyan: a Firenze l'esibizione era inserita nel programma di Genius Loci, la manifestazione nel Cenacolo di Santa Croce. Il chiostro del Brunelleschi, che aveva ospitato anche altri appuntamenti fra cui l'omaggio agli Area di Patrizio Fariselli proprio la sera precedente, si è riempito in un orario inconsueto per un concerto, anche se oggi non è più un fatto raro.
Riley e il figlio Gyan alla chitarra hanno scelto un repertorio dove l'idea melodica era sempre ben presente, sia che fosse sviluppata grazie a influenze etniche (e qui la voce del compositore è ancora sorprendente) sia nel dialogo tra gli strumenti. L'elettronica è dosata sapientemente sui suoni acustici, come quelli del pianoforte e della clavietta. Molto del repertorio scelto per la mattinata deriva dal nuovo album inciso dai due sotto il nome di The Rileys, ovvero Way Out Yonder. Una scelta premiata dal pubblico (che per essere arrivato all'alba era comunque molto motivato) che si è lasciato un po' cullare da musiche di livello qualitativo alto nonostante un approccio non difficile. Certo è che Riley resta nell'immaginario collettivo come l'autore di In C e di A Rainbow in Curved Air, che tanto ispirò Mike Oldflied nella scittura del suo Tubular Bells.
Proprio il tema di questa composizione è stato presentato come ultimo brano, con l'entusiasmo (ovviamente) alle stelle. Anzi, verso il sole spuntato da poco.