
Carlos Higuera Ramos (dal sito web della Universidad de Colima, www.ucol.mx)
Colima, 13 giugno 2023 - Una bella riflessione sul linguaggio poetico, a partire dalla tradizione toscana della versificazione che lo ha appassionato e spinto alla traduzione. Carlos Higuera Ramos è scrittor e, docente universitario a Morelia, traduttore dall’italiano allo spagnolo ed è stato a sua volta tradotto. Le sue poesie poste sotto il titolo de ‘Il Paradiso ti nomina’ sono state pubblicate da Ladolfi, nella traduzione, tra l’altro, di Martha L. Canfield. Ebbene, l’autore di Michoacàn (lo stato del Messico in cui vive e insegna), è intervenuto sul tema "Esperienze e traduzione della poesia" nell'ambito della 43esima Settimana Culturale della Facoltà di Lettere e Comunicazione, nello Stato di Colima, e della 25esima Fiera del Libro Universitario Altexto 2023. L’incontro si è svolto nell'Auditorium “Gregorio Macedo López” : “Dovremmo imparare lingue diverse con il gioco della traduzione – ha spiegato Higuera - come esercizio di vocabolario e riconoscimento della lingua, come disciplina che si perfeziona e non solo obbliga a riconoscere un nuovo linguaggio, ma invita anche alla ricerca di parole e all'esame di strutture insolite nel linguaggio comune”.
La lingua italiana e quella spagnola sono al tempo stesso simili e diverse. L’italiano “ha i suoi suoni e ritmi cadenzati: La tradizione poetica della Toscana, ad esempio, ha una sua voce che nasce da Dante Alighieri, Petrarca e Bocaccio, prende forma e si diffonde fino a creare la lingua italiana come la conosciamo oggi. L'invenzione della ballata e del canto nel Medioevo ha contribuito al panorama mondiale delle forme poetiche che durano fino ai giorni nostri”.
Ma perché scegliere il linguaggio poetico? Perché, quando la poesia è vera, rappresenta “un modo complesso di pensare al mondo: Ricordiamo Poggio Bracciolini, del XV secolo, che scopre una copia del libro di Lucrezio su 'La natura delle cose' e lo traduce; in realtà, quello che fa è una svolta, rappresentando una visione moderna del mondo, come affermato da Stephen Greenblatt”. Il problema di un traduttore è cercare di rispettare la musicalità del testo originale: "Conosciamo poeti che utilizzano ritmi che si rompono quando sono tradotti in un'altra lingua”, ma ve ne sono altri che cercano più un'immagine che ritmo e suono.
Bisogna rispettare alcune regole: "Il campo filosofico è più fluido per l'argomentazione e lo sviluppo dei concetti, così come la metodologia per chiarire il pensiero, ma anche la filosofia stessa invoca continuamente parole dal greco, dal tedesco, dal francese”. Il linguaggio è sempre un po’ “insufficiente” e il traduttore deve adottare uno sguardo ampio e profondo il tempo stesso. Milan Kundera si è lamentato del fatto che alcuni traduttori francesi non conoscevano il ceco e traducevano le sue opera da un'altra lingua. D’altra parte il colloquiare di Città del Messico “non è lo stesso di quello di Oaxaca, Michoacán, Colima, Campeche o del nord del Paese”, a motivo di cadenza e uso diverso degli aggettivi: "Le traduzioni che leggiamo in Messico sono di solito spagnole e talvolta richiamano il discorso di qualcuno che vive a Madrid e cerca di cancellare i regionalismi o parole della provincia". Michele Brancale