GIULIO ARONICA
Cultura e spettacoli

Palazzo Strozzi: Anish Kapoor e l'arte della dialettica

"Untrue Unreal" è il titolo della mostra a cura di Arturo Galansino promossa da Fondazione Palazzo Strozzi

Anish Kapoor, Svayambhu

Firenze, 5 ottobre 2023 - Il silenzio e il sentimento, lo stupore e l'inquietudine, l'irreale e l'inverosimile. Sono il cuore di una visione della vita, quella indiana, incentrata sul dualismo eterno tra forze opposte: nell'arte di Anish Kapoor questa dialettica si manifesta in un'oscurità senza forma, dove il vuoto si riempie di oscure presenze interiori.

La vertigine, la paura, la caduta attraversano monumentali installazioni, ambienti intimi e forme conturbanti, in un costante ed originale dialogo con le architetture rigorose e rinascimentali di Palazzo Strozzi, che ospita fino al 4 febbraio - in collaborazione con Comune di Firenze, Regione Toscana, Fondazione CR e Intesa San Paolo -  la sua mostra di opere storiche e recenti.

Versatile e discordante, entropico ed effimero, il percorso dell'artista è la sintesi feconda di un linguaggio visivo unico, che assorbe spazi pieni e vuoti, superfici assorbenti e riflettenti, forme geometriche e biomorfe attraverso materiali - pigmento, pietra, acciaio, cera e silicone - manipolati per trascendere la propria plasticità, e colori dotati di un proprio volume spaziale e illusorio. L'ambiguità delle campiture e l'immaterialità delle forme negano la comune percezione della realtà ed invitano lo spettatore a cercare la verità oltre le apparenze, mettendo in discussione le proprie certezze empiriche e culturali, sottolineate dal contrasto tra l'artificio visivo delle installazioni e la simmetria, l'ordine e il rigore delle geometrie razionali di Palazzo Strozzi.

D'altra parte, secondo Kapoor, "due sono state le grandi innovazioni del Rinascimento: la prospettiva e il tessuto - sottolinea - Ma se metti del Vantablack su una piega, questa scompare immediatamente, non la puoi vedere, è al di là dell'essere, trascendendo le tre dimensioni spaziali che già conosciamo e collegandosi alla quarta dimensione, quella suprematista e spirituale". E così, se al centro del cortile si viene accolti dalle tre ampie forme rettangolari del Padiglione del Vuoto VII, che sconvolge l'armonia classica dell'edificio rinascimentale, al Piano Nobile l'esposizione si apre con l'iconica opera "Svayambhu" - termine sanscrito per ciò che si genera autonomamente - un monumentale blocco di cera rossa in lento movimento tra due sale collegato con "Endless Column", dove la colonna di pigmento rosso sembra oltrepassare i limiti del pavimento e del soffitto, e "To Reflect an Intimate Part of the Red", un suggestivo insieme di forme in pigmento giallorosso che emergono da terra. 

L'itinerario prosegue con i "Non-object Black", caratterizzate dall'uso del Vantablack che assorbe la luce visibile, e i "Gathering Clouds", forme concave monocrome che avvolgono lo spazio circostante, inducendo il pubblico a riflettere sulla consistenza stessa degli oggetti fisici; e poi il corpo, la carne ed il sangue, protagonisti della scultura in acciaio e resina "A Blackish Fluid Excavation", e le opere a parete - "First Milk", "Tongue Memory", "Today you will be in Paradise", "Three Days of Mourning" - dove pittura e silicone danno vita a masse fluide e viscerali che sembrano contrarsi ed espandersi comunicando un senso di movimento e trasformazione continua. Il viaggio si conclude ancora con la consueta dicotomia tra soggetto e oggetto, indagata dalle enormi superfici specchianti di "Vertigo", "Mirror" e "Newborn", che forzano le leggi della fisica moltiplicando, deformando ed ingrandendo figure e spazi circostanti, e trasfigurata dalla distesa di pietre di ardesia ricoperte di pigmento blu intenso di "Angel", pesanti massi associati a pezzi di cielo, come in una chiosa finale dal titolo: il mistero dell'essere.