
Fortunato Depero_ Nitrito in velocità
Firenze, 27 settembre 2023 - Un'arte proiettiva sul futuro. Il Futurismo è stata la più grande avanguardia italiana del Novecento, un'avventura rivoluzionaria che rompendo con i paradigmi dell'arte accademica e figurativa e la sua dimensione regionalistica, ha cambiato in modo significativo la pittura e la scultura, la scenografia e la tessitura, il design industriale e la pubblicità. Una cavalcata fantastica lungo i sentieri del linguaggio plastico e visivo, dell'immaginazione e della creatività, alimentata dall'ambizione - politica e culturale - di costruire il nuovo universo futurista, "coloratissimo" e "luminosissimo", superando la dialettica tra arte e vita.
La mostra dedicata a Fortunato Depero che Palazzo Medici Riccardi ospita fino al 28 gennaio è un percorso espositivo inedito, a cura di Sergio Risaliti ed Eva Francioli, che esplorano il suo genio poliedrico e versatile attraverso la selezione di quarantasette opere provenienti dal Mart - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, presieduto dal sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, e dalla Casa d'Arte Futurista Depero. Il progetto, promosso da MUS.E e Città Metropolitana nell'ambito della Florence Art Week, è un'idea che nasce dalla presenza nelle raccolte dei Musei Civici Fiorentini di "Nitrito in velocità", il capolavoro donato all'indomani dell'alluvione del 1966 dall'ingegnere navale Alberto Della Ragione insieme al corpus di duecentoquaranta opere che oggi rappresentano il nucleo fondante del Museo Novecento.
Ed è proprio a partire dalle due versioni del dipinto che l'arte di Depero attraversa gli ambienti espositivi, ritmata da una vivace partitura cromatica, e definita lungo tre assi tematici fondamentali: la prima parte, composta da studi per scenografie, bozzetti e figurini, è abitata da modernissimi pupazzi, burattini e marionette, che raccontano il profondo legame negli anni Venti e Trenta tra arti visive e sceniche, testimoniato dall'impegno di Depero al fianco dei Ballets Russes dell'impresario Sergej Djaghilev - per cui immaginò scene e costumi della trasposizione della fiaba di Andersen "Le chant du Rossignol", su musiche di Igor Stravinskij - e nella celebre produzione di teatro d'avanguardia "I miei Balli Plastici", in scena a Roma nel 1918 con gli automi in legno al posto degli attori.
Il viaggio prosegue idealmente con le sale dedicate alla lavorazione degli arazzi, dei cuscini e delle composizioni in stoffa, dove i colori sgargianti, le forme geometriche e le campiture piatte dello stile deperiano invadono le "tarsie in panno" assemblate da gruppi di ricamatrici sotto la supervisione della moglie Rosetta, arricchendole di tonalità vivaci, linee sintetiche e personaggi fantastici. E poi l'ultima sezione, che celebra il trionfo della tecnologia, del progresso e della velocità come miti fondativi di una nuova era, dominata dalla vitalità e dalla forza della civiltà meccanica.