Welcome to Barerarerungar: Maree Clarke tra memoria e identità

MUS.E, UNIFI e Fondazione CR Firenze uniti per presentare la prima mostra monografica europea dedicata all'artista indigena australiana, a cura di Valentina Gensini e Renata Summo O' Connell.

Maree Clarke

Maree Clarke

Firenze, 11 aprile 2024 - Lasciarsi osservare. Perché ogni gesto - artistico, estetico, di pensiero - ha una ripercussione, anche se non la vediamo, e l'arte di Maree Clarke non è solo il tributo necessario alla terra perduta, a pratiche culturali e linguaggi scomparsi, ma si rivolge direttamente a noi, invitandoci alla luce della propria tradizione sapienziale antichissima a ritrovare l'armonia con la natura e le persone. "Welcome to Barerarerungar" è il titolo del primo percorso espositivo a livello europeo dedicato alla grande artista indigena australiana, premiata dall'Australian Centre of Contemporary Art e Creative Victoria con il prestigioso Yalingwa Fellowship 2023.

La mostra, a cura di Valentina Gensini e Renata Summo O' Connell, parte venerdì 12 aprile e finisce il 28 luglio. Un’esposizione che vede proseguire la proficua sinergia MAD - Murate Art District e il Museo di Antropologia ed Etnologia dell'Università di Firenze; un ponte tra creatività e pensiero scientifico che collega il Progetto Riva di MAD con il Progetto Fuori Sede, nato in occasione del centenario dell'Ateneo grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio per qualificare gli spazi universitari con la cultura e l'arte, coinvolgendo gli studenti attraverso public engagement e residenze d'artista. 

La volontà di riconnettere il corpus di tradizioni ancestrali dei nativi con l'attuale sensibilità ecologica spinge l'artista a recuperare i mantelli di pelle di opossum e i disegni contemporanei di collane servendosi di denti di canguro, aculei di echidna e canne di fiume raccolte lungo l'Arno, tinteggiate e intrecciate con piume e indossate come simbolo di protezione e amicizia che attraversa idealmente epoche ed emisferi lontani fra loro.

A latere, le sue installazioni multimediali contribuiscono ad esplorare ulteriormente i rituali dei propri antenati - in alcuni casi, quasi completamente perduti - che l'artista si impegna a tramandare insegnando le pratiche apprese dalla famiglia e dai gruppi del mob, e registrando minuziosamente  i materiali delle opere in modo che le generazioni future possano studiarli e apprezzarli.

Dal corpus di lavori site-specific e installazioni sulle facciate delle antiche carceri delle Murate, il percorso si sposta a Palazzo Nonfinito, sede del Museo di Antropologia ed Etnologia, dove l'imponente opera realizzata dalla Clarke dialoga con la collezione di reperti di immenso valore storico e culturale contenuti nella Sala Oceania, invitando ancora una volta il pubblico occidentale ad affrontare il proprio passato coloniale.