“Il ponte dietro la Gioconda? E’ a Laterina”. La scoperta dello storico Vinceti

Sarebbe il ponte Romito di Laterina (Arezzo) quello raffigurato da Leonardo Da Vinci sullo sfondo del celebre dipinto

Un primo piano della Gioconda. In basso a destra il ponte

Un primo piano della Gioconda. In basso a destra il ponte

Firenze, 3 maggio 2023 – “È il ponte Romito di Laterina, in provincia di Arezzo, quello che Leonardo da Vinci dipinse nel paesaggio alle spalle della Gioconda”. A rivelarlo, una ricerca coordinata dallo storico Silvano Vinceti, già autore in passato di altre importanti scoperte sull'opera, che sembra lasciare pochi dubbi sul quesito che negli anni ha alimentato innumerevoli dispute.

Tra le tesi sostenute, quelle che hanno suscitato più clamore rinviano al ponte medievale di Bobbio, in provincia di Piacenza, e al ponte a Buriano in provincia di Arezzo. Ma ora quest'ultima ricerca - condotta grazie anche alla collaborazione dell'Associazione culturale La Rocca - sembra aver individuato «senza dubbi» il «vero» ponte.

«Si tratta del ponte etrusco-romano Romito o ponte di Valle - spiega Vinceti - Attualmente ne rimane un solo arco, ma tra il 1501 e il 1503 era in funzione e frequentatissimo, come attesta un documento sullo stato dei manufatti nelle proprietà della famiglia dei Medici, ritrovato negli archivi di Stato di Firenze». «Proprio in quel periodo Leonardo si trovava in Val d'Arno, prima al servizio di Cesare Borgia, detto il Valentino, e poi del gonfaloniere della Repubblica di Firenze Pier Soderini. Il ponte Romito aveva quattro arcate, poggiava su due falesie, faceva parte di un diverticolo che permetteva di accorciare di parecchi chilometri il tragitto fra Arezzo, Fiesole e Firenze. Il ponte di Bobbio, invece, ha più di sei arcate, e quello a Buriano anche. E sono collocati su un terreno pianeggiante».

A consolidare la tesi, immagini riprese da un drone, la ricostruzione virtuale del ponte e, aggiunge Vinceti, «documenti storici che certificano come Leonardo in quel periodo risiedesse spesso a Fiesole, presso uno zio prete che si chiamava Amadori o Amadoro».