MICHELE MANZOTTI
Cultura e spettacoli

Il Novecento pianistico nelle mani di Bruno Canino

L'esecutore ha messo a confronto i grandi autori della prima metà del secolo passato

Bruno Canino

Firenze, 3 novembre 2019 - Uno splendido ulraottantenne ha spiegato cos'era il Novecento pianistico durante una mattinata musicale. Lo ha fatto con un programma che avrebbe spaventato molti solisti, affrontandolo con una naturalezza raggiunta con esperienza e tecnica. Bruno Canino in 75 minuti ha conquistato il pubblico accorso in Sala Vanni per la stagione di Suoni Riflessi. Sicuramente in tanti sono arrivati per il nome di Canino più che per il repertorio presentato, ma ci auguriamo siano usciti convinti che il secolo breve è stato fantastico dal punto di vista creativo. Un periodo in cui  compositori si sono voltati indietro per attingere alla tradizione, si sono visti intorno per ispirarsi alla musica popolare, hanno deciso che l'armonia poteva essere scardinata e che la melodia in fondo non aveva bisogno di essere così suadente nei confronti di chi ascolta. Tutto questo concentrato in poco tempo e affidato alle mani di Canino. Solo in un caso il pianista è stato affiancato da altri due musicisti (Marcello Bonacchelli ai clarinetti e Pino Tedeschi al violino) per dare vita alle danze popolari inserite in Contrasts di  Béla Bartok. 

I brani hanno visto tanti protagonisti che gli appassionati di musica conoscono bene: Ferruccio Busoni era presente con la Toccata composta nel 1921, un pezzo dove si ascolta la base bachiana contaminata dal tardo romanticismo e dalle pulsioni del primo novecento. Paul Hindemith e Igor Stravinski si confrontano con forme più recenti con ragtime e tango, Anton Webern e Sylvano Bussotti hanno dimostrato come fosse forte la voglia di rottura con il passato pur citandolo nei titoli. Canino ha suonato senza pause (se non quelle necessarie a spostare i leggii dei collaboratori) come se fosse necessario non fermarsi per spiegare meglio la sua scelta a chi ascoltava. 75 minuti di bellezza inaspettata e storicamente importante che ha portato a un successo sicuramente atteso, ma ancora più meritato per la classe e l'originalità della proposta. Una caratteristica tipica dei grandi interpreti di cui Canino fa parte a pieno merito.