MICHELE MANZOTTI
Cultura e spettacoli

Bianca e Fernando, il Bellini ritrovato

L'opera recuperata dal Carlo Felice di Genova, dove stata rappresentata nel 1828 per inaugurare il teatro

Un'immagine dal secondo atto dell'opera (foto Marcello Orselli)

Genova, 29 novembre 2021 - Una premessa è doverosa: la rappresentazione di Bianca e Fernando di Vincenzo Bellini di cui parliamo (28 novembre) è stata condizionata da un guasto improvviso alla macchina scenica. Questo inconveniente non ha permesso la realizzazione dello spettacolo al Carlo Felice così come era stato pensato dal regista Hugo de Ana, costringendo cast, coro e il gruppo di figuranti a una recita condizionata dalla staticità attorno a una grande sfera posta al centro del palco. Un peccato perché le soluzioni intraviste (o immaginate) sfruttavano proprio l'elemento sferico in varie dimensioni utilizzato a volte come gioco e altre come rappresentazione del mondo sui cui esercitare il potere.

Non è quindi possibile esprimere un giudizio complessivo sul'allestimento, ma va comunque dato atto ai protagonisti dello stesso di avere onorato l'impegno riadattando in tempi record l'azione teatrale (il teatro ha anche offerto la possibilità agii spettatorià di assistere nuovamente all'opera in occasione dell'ultima rappresentazione il 30 novembre). La musica di Bianca e Fernando (storia ambientata in Agrigento su due fratelli che si ritrovano in mezzo a una storia di potere) non è certo quella di Norma o dei Puritani, ma è stato importante per il teatro fare i conti con la propria storia dato che l'opera aprì lo stesso spazio il 7 aprile 1828, e in ogni caso Vincenzo Bellini rimane a pieno titolo uno dei nostri grandi autori.

Un direttore d'orchestra dell'esperienza di Donato Renzetti lo sa bene e sceglie una lettura dove il cantante è quasi vezzeggiato dal lavoro orchestrale per poter esprimere al meglio le melodie belliniane. Un compito portato a termine con successo in particolar modo da Salome Jicia (Bianca), soprano dai mezzi vocali ben strutturati e dagli acccenti drammatici adatti al personaggio. Così come Nicola Ulivieri (Filippo) e Alessio Cacciamano (Carlo) hanno dato dignità ai rispettivi ruoli, antitetici nella vicenda, ma analoghi per registro, Il tenore Giorgio Misseri, dopo un primo atto meno efficace si è ben ripreso nel secondo mostrando più propensione alla melodicità che non alla potenza.

Convincenti anche i complessi artistici (orchestra e coro diretto da Francesco Aliberti). Buon successo di pubblico e operazione di recupero importante per conoscere meglio uno dei nostri massimi operisti. E a proposito di riscoperta segnaliamo la pubblicazione curata dal Carlo Felice Genova, 7 aprile 1828 dedicata alla prima rappresentazione ed edita dalla Lmi di Lucca.