Le follie dei vip in Toscana: dal concerto della Dietrich al party del re della pesca

Tanti i volti noti anche storici protagonisti di aneddoti rimasti nella leggenda

Marlene Dietrich

Marlene Dietrich

Firenze, 24 giugno 2021 - Esagerare, stupire, trasgredire. Lo si può fare i tanti modi e visto che si tratta di un tema dal sapore estivo come non ricordare episodi personaggi più o meno noti sono andati fuori dalle righe. Fatti che a distanza di tempo fanno sempre discutere. Ambientati soprattutto in Versilia che terra e mare di esagerazioni lo è un po’ da sempre.

Nel 1942 la guerra sta entrando nella sua fase più drammatica e cruenta, la popolazione vive già di stenti e a Roma rimbalzano segnalazioni di feste da ballo organizzate alla Capannina di Forte dei Marmi di proprietà della famiglia Franceschi che andavano avanti anche per un giorno e mezzo, con decine di bottiglie di champagne consumate, mangiate pantagrueliche mentre in quelle notti l’Italia precipitava nel buio della guerra.

Voci e racconti che, come detto arrivarono a palazzo Venezia e portarono alla chiusura ordinata in persona da Benito Mussolini. Che impose alla milizia un’irruzione a sorpresa in cui si interruppe una cena luculliana a base di carne di vitello che all’epoca valeva oro.

Il Duce fu inflessibile anche se a molte di quelle feste partecipava sua figlia Edda, moglie di Galeazzo Ciano, la quale frequentava il Forte perché lì aveva tante amiche. La Capannina riaprirà nel 1945 e lavorerà ininterrottamente sino al marzo 2020 quando a decretare uno stop di alcuni mesi sarà la pandemia.

Restiamo nell’ambito dei locali versiliesi che hanno fatto la storia e scendiamo solo pochi chilometri più a sud, alle Focette nell’altrettanto mitica Bussola.  Teatro di un evento memorabile, un colpo di genio da diva irripetibile, che coincide con il debutto italiano di Marlene Dietrich. E’ il 3 aprile 1972. Tre ore prima dello spettacolo lo storico patron Sergio Bernardini fu costretto a chiamare un decoratore per far ridipingere l’ intero camerino in colore amaranto altrimenti la grande star non sarebbe entrata.

Nulla rispetto a quanto accade subito dopo: la grande Marlene, ribattezzata l’Angelo azzurro, reclama una «frappeuse», un secchiello pieno di ghiaccio fino all’ orlo. Glielo porta ansimante un cameriere, con dentro una prestigiosa bottiglia di Veuve Cliquot. Bussa trafelato alla porta del camerino: la Dietrich apre, afferra la “frappeuse”, prende la bottiglia di champagne e la scaraventa via, poggia il cestello di metallo in terra e fa un bisognino in quell’ incredibile pappagallo improvvisato.

Una trovata degna di un’allieva di Josef von Sternberg, un colpo di scaramanzia cinica degno di un Kabarett weimariano realizzato nel cuore della Versilia. Come scriverà il grande Aldo Valleroni lo spettacolo della Dietrich, all’epoca settantenne, sarà un trionfo.

Appartiene sempre alla Versilia ruggente l’episodio che vede protagonisti Alberto e Paola di Liegi, futuri principi del Belgio e personaggi del jet set in una Versilia anni Sessanta che fa sempre notizia. Ma quella sera fuori “da Oliviero” a Marina di Massa accade qualcosa di particolarmente carico di tensione.

La coppia reale sta rientrando nella villa dei Ronchi dove Paola Ruffo di Calabria è nata. Il fotoreporter storico della Versilia Raffaele Nizza si avvicina troppo, subissa di flash i due e Alberto reagisce in modo scomposto, non certo da componente della famiglia reale.

La macchina fotografica di Nizza subisce serissimi danni ma Alberto il giorno dopo per scusarsi la ripagherà. L’incidente è chiuso. Venendo agli anni Duemila un eccesso ricordato a Viareggio è legato al varo di un super yacht nei cantieri della Darsena.

Il re della pesca del Baltico si fa costruire una super barca con tre ponti e tutti i comfort possibili. Ma non si ferma qui. Per il varo organizza una maxi festa in cantiere dove arrivano decine di invitati portati a Viareggio con un volo privato dalla Norvegia a Pisa interamente prenotato dall’armatore che li ospita a sua spese per due giorni in un hotel della Passeggiata.

Spostiamoci ancora più a sud, nella Perla del Tirreno che tanto piaceva al mondo del cinema: Castiglioncello. Questo episodio nacque negli anni Novanta come un gesto goliardico ma suscitò parecchie discussioni in paese e vide anche l’intervento risentito del parroco dell’epoca. A Castiglioncello andava alla grande il Ciucheba, ritrovo che rivaleggiava con i locali cult della Versilia.

Il patron Mauro Donati decise di mimetizzare l’ingresso delle toilettes del locale e vi posizionò un confessionale in legno senza il fondo. Inizialmente non se ne accorse nessuno poi il caso venne alla luce. Ma Mauro è talmente ironico e dissacrante che trovò la soluzione e il confessionale ebbe una funzione differente: diventò una cabina telefonica e le discussioni si placarono.