Variante Delta, Galli: "Non la stiamo seguendo abbastanza". Cosa sappiamo fin qui

I pareri degli esperti. Il contagio è più veloce rispetto alla variante inglese, ma viene attenuato dai vaccini

Tifosi francesi guardano gli Europei. In Francia mascherina non più obbligatoria

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Roma, 21 giugno 2021 – “Variante Delta? Non la stiamo seguendo abbastanza, anche se sembra che i focolai identificati siano pochi e limitati”.

E' quanto ha dichiarato Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università statale di Milano, intervenendo ad Agorà. "Il dato di fatto – ha detto – è che certamente questa è una variante con una capacità diffusiva superiore a quella della variante cosiddetta inglese, tanto è vero che l'ha soppiantata sia in India che in Gran Bretagna. E' altrettanto evidente che, fortunatamente, per la gran massa di vaccinati che abbiamo, gli effetti di questa variante sono sicuramente meno deleteri di quelli che avremmo se non avessimo i vaccinati".

Variante Delta: i sintomi

Vaccinazione eterologa: cos'è

Al 19 giugno l'Italia ha 46 milioni di dosi di vaccino anti Covid, contro 73,7 milioni nel Regno Unito, e 15,7 milioni di vaccinati contro i 31 milioni del Regno Unito. Per questo, secondo Galli, non bisogna abbassare la guardia e continuare ad avere cautela, mantenendo la mascherina. "Una cautela individuale che io – ha sottolineato – mi permetto di consigliare a chi non sia vaccinato o, essendo vaccinato, rientri nelle categorie cosiddette fragili".

Cosa dice la Fondazione Gimbe

Sulla variante Delta, arrivata dall'India, interviene anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. "E' una variante che risulta essere più contagiosa di circa il 50% di quella inglese, quindi si diffonde più rapidamente. La copertura, per le persone vaccinate con doppia dose, è analoga a quella inglese. Il problema si pone con la dose singola, che ha una minore copertura”. “Al momento – sottolinea – non abbiamo grandi segnali di circolazione in Italia, ma bisogna dire che l'attività di sequenziamento che facciamo è minore rispetto a quella che fanno altri Paesi e ci sono differenze tra regioni. La questione delle varianti è un fenomeno assolutamente normale, poi ci sono varianti di interesse e solo una piccolissima parte di queste diventano varianti di preoccupazione, questo è il caso della variante delta".

Il parere dell'immunologo 

“Si sta cercando di controllare la variante Delta. Chi è vaccinato con due dosi è piuttosto protetto. Mi preoccupano quei circa 2,8 milioni di over 60 che ancora non si sono immunizzati per niente. Se la Delta si diffondesse, il numero di morti potrebbe essere elevato". Così l’immunologo Guido Forni, dell’Accademia dei Lincei. "È improbabile che non succeda. È già in Gran Bretagna, dunque vicina, a differenza delle varianti sudafricana e brasiliana, rimaste piuttosto confinate”.

Nuove restrizioni anti-variante

Intanto, proprio per limitare la sua circolazione, la nuova ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza ha introdotto misure restrittive per i Paesi maggiormente colpiti dalla variante Delta. Chi arriva in Italia dal Regno Unito è obbligato a cinque giorni di quarantena e a sottoporsi al tampone, mentre è prolungato il divieto di ingresso da India, Bangladesh e Sri Lanka. Più facile, invece, raggiungere l'Italia dall'Europa e da Stati Uniti, Canada e Giappone. Il Green Pass prevede infatti di essere vaccinati con un farmaco approvato da Ema e Aifa (Pfizer, Astrazeneca, Moderna o Janssen), di risultare negativi a tampone antigenico o molecolare effettuato nelle 48 ore antecedenti al viaggio o di essere guariti dal Covid negli ultimi 180 giorni.

Cosa sappiamo della variante Delta

E' la più diffusa delle tre versioni finora in circolazione, indicata con la sigla B.1.617.2, che ha adesso una nuova versione individuata per la prima volta in India, nell'Istituto di genomica e biologia integrativa (Igib) del Consiglio nazionale delle ricerche indiano, Csir. La nuova variante si chiama B.1.617.2.1, a sottolineare il legame di famiglia con quella finora nota, ma per brevità viene indicata con la sigla AY.1. Secondo I ricercatori dell'Igib sarebbe già diffusa in alcuni Paesi e avrebbe caratteristiche che potrebbero renderla più resistente sia ai vaccini anti Covid, sia alle terapie basate sugli anticorpi.

Quali sono i sintomi

Raffreddore, mal di gola, mal di testa sono i tre sintomi più comuni, seguiti da febbre, tosse e, raramente, perdita di olfatto. I Paesi dove risulta più diffusa la variante sono Cina, Russia, Gran Bretagna.