Ilaria Ulivelli
Cronaca

Primo trapianto di vescica, il pioniere Gill: “Si aprono prospettive emozionanti”

Il luminare sarà a Firenze dal 4 al 6 giugno per partecipare al Challenges in laparoscopy and robotics, congresso internazionale dedicato alla chirurgia mininvasiva e robotica

Una sala operatoria (foto Istock di repertorio); nel riquadro il professor Inderbir Gill

Una sala operatoria (foto Istock di repertorio); nel riquadro il professor Inderbir Gill

Firenze, 1 giugno 2025 – Un’operazione mai eseguita prima. Il doppio trapianto di rene e vescica eseguito il 4 maggio scorso al Ronald Reagan Ucla Medical Center potrebbe cambiare la vita dei pazienti e la storia della chirurgia.

Il protagonista è il professor Inderbir Gill, direttore dell’Usc Institute of Urology all’University of Southern California, considerato uno dei massimi esperti mondiali di chirurgia robotica urologica. Con oltre vent’anni di esperienza nell’uso del robot in sala operatoria, Gill ha sviluppato tecniche pionieristiche che oggi vengono adottate nei principali centri di eccellenza del mondo. È stato lui, poche settimane fa - in collaborazione con il professor Nima Nassiri dell’Università della California di Los Angeles - a eseguire il primo trapianto di vescica su un essere umano, attirando l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Gill sarà a Firenze dal 4 al 6 giugno per partecipare al Challenges in laparoscopy and robotics (CILR), congresso internazionale dedicato alla chirurgia mininvasiva e robotica, giunto alla sua XXI edizione. Ideato e guidato dal professor Vito Pansadoro, il CILR è oggi considerato il più prestigioso evento mondiale di chirurgia urologica in diretta, con specialisti provenienti da oltre 60 Paesi e interventi trasmessi in tempo reale dalle sale operatorie.

Lei ne è il pioniere mondiale: in che modo la robotica urologica ha cambiato la chirurgia?

«La chirurgia robotica rappresenta una forma altamente raffinata di intervento: offre un ambiente operatorio senza paragoni, con una visualizzazione superiore e una tecnica più precisa, che si traducono in esiti migliori nei tumori urologici rispetto alla chirurgia tradizionale a cielo aperto. Con la robotica si perde meno sangue, si riduce la necessità di trasfusioni, il ricovero è più breve, le complicanze sono minori, il dolore è ridotto e il recupero più rapido. Con un grande beneficio per i pazienti».

Quando ha capito che la robotica avrebbe rivoluzionato la chirurgia?

«All’inizio ero un chirurgo tradizionale, “open”, poi sono passato alla laparoscopia. Quando la robotica è entrata in scena, ne abbiamo intuito subito il potenziale e ci siamo dedicati interamente a questa nuova frontiera. Esplorandone le possibilità, abbiamo iniziato a ottenere risultati superiori: quello è stato il punto di svolta della mia carriera. Da lì abbiamo sviluppato tecniche robotiche avanzate che prima non esistevano. È stato — ed è ancora — un viaggio davvero entusiasmante».

Può raccontarci di più sul rivoluzionario trapianto di vescica che ha eseguito per la prima volta al mondo? Quali prospettive apre?

«Il trapianto di vescica non era mai stato eseguito prima su un essere umano. Il nostro primo paziente era in dialisi a causa della perdita del rene e aveva una vescica completamente non funzionante. Abbiamo eseguito un trapianto di rene e di vescica contemporaneamente. Sono passate più di tre settimane dall’intervento e, finora, il paziente sta andando bene. È ancora molto presto, e si tratta di un solo caso, ma stiamo già intravedendo delle possibilità emozionanti. Pazienti con vesciche terminali e non più utilizzabili, che compromettono gravemente la qualità della vita e per cui ogni altro trattamento è fallito, ora hanno un’opzione che prima non esisteva. Serve ancora esperienza, servono dati, ma credo che si sia aperta una nuova porta per offrire un’alternativa a questi pazienti. E siamo molto emozionati all’idea di cosa ci riserva il futuro».

Quali sono i limiti della chirurgia robotica?

«È una forma evoluta di chirurgia. Il limite principale si presenta quando un tumore è troppo grande o invade strutture adiacenti. Detto ciò, oggi si può applicare con sicurezza a oltre il 90% degli interventi oncologici urologici, un progresso enorme. Il grande limite resta il costo elevato, ma ci aspettiamo un calo man mano che nuovi robot entreranno sul mercato».

È la tecnologia a dover evolvere o la mentalità del chirurgo?

«Domanda eccellente! La tecnologia è già molto avanzata. È la mentalità dei chirurghi che deve fare un salto di qualità».

Esistono ancora resistenze culturali alla chirurgia robotica?

«Negli Stati Uniti, al momento, non vedo resistenze significative. Anzi, direi il contrario: gli ospedali stanno adottando la robotica in modo aggressivo per restare competitivi nel sistema sanitario e attrarre i pazienti».

Quanto siamo lontani dalla prima chirurgia “guidata” dall’intelligenza artificiale? E quale sarà il ruolo del chirurgo in uno scenario simile?

«Una chirurgia completamente automatizzata dall’IA è ancora piuttosto lontana. Ma la chirurgia robotica potenziata dall’intelligenza artificiale è dietro l’angolo. Nel prossimo futuro, l’IA sarà in grado di guidare il chirurgo in tempo reale, migliorando le sue competenze, rendendo gli interventi più efficienti, più rapidi e con meno complicazioni».

La chirurgia robotica è ancora confinata a centri altamente specializzati. Come rendere questa tecnologia più accessibile anche nei paesi con meno risorse?

«Servono due cose: abbattere i costi della robotica e formare più chirurghi esperti in robotica».

Esiste il rischio che la chirurgia robotica diventi un nuovo fattore di disuguaglianza nella salute globale?

«Sì, questo rischio esiste davvero. E per affrontarlo, la priorità assoluta è abbassare i costi della robotica».

Qual è la sua impressione sul livello della chirurgia robotica in Italia? E sulla scuola urologica italiana in particolare?

«I chirurghi urologi robotici italiani, e gli urologi italiani in generale, sono eccellenti. Sono tra i leader a livello mondiale. Per me è un privilegio poter chiamare molti di loro amici cari».

Firenze ospita questo prestigioso congresso internazionale: quanto è importante il confronto scientifico e il dialogo internazionale per far progredire davvero l’innovazione chirurgica?

«A mio avviso, il CILR è il miglior congresso al mondo di chirurgia in diretta nel campo dell’urologia. Il professor Vito Pansadoro ha costruito e guidato questa straordinaria conferenza formativa insieme ad alcuni dei migliori chirurghi al mondo. È un onore per me collaborare con lui da oltre 21 anni: letteralmente migliaia di chirurghi da più di 60 paesi sono venuti qui per apprendere tecniche laparoscopiche e robotiche avanzate. È un congresso estremamente difficile da organizzare, e fa davvero onore al suo nome: “Challenges in Laparoscopy & Robotics”. Il CILR è il Super Bowl della chirurgia robotica urologica in diretta!».