
Una donna incinta
Firenze, 4 settembre 2025 – E’ la Toscana una delle regioni italiane in cui è più alto il dato di consumo di alcol durante l’allattamento. Si parla del 18% di donne in gravidanza che, nonostante i consigli dei medici, continuano a bere, convinte che un uso moderato di bevande alcoliche non provochi danni al feto. Un dato molto preoccupante, fornito dalla Società italiana di neonatologia, che allarma gli esperti, perché aumenta il rischio di disturbi dello spettro feto-alcolico (FASD), la principale causa di disabilità intellettiva nei bambini nei paesi ad alto tenore economico.
Ogni anno nel mondo nascono circa 120mila neonati destinati a sviluppare questi disturbi, quasi 2.500 dei quali in Italia. La sindrome feto-alcolica, caratterizzata da malformazioni facciali, microcefalia, deficit di crescita e ritardi neuro-psicomotori, è totalmente prevenibile con l’astensione dal consumo di alcol durante la gravidanza.
Ma, nonostante le evidenze scientifiche, il fenomeno resta diffuso: secondo un’indagine del 2020, il 66% delle donne in età fertile ha consumato alcol, con addirittura tassi di binge drinking in aumento tra i giovani. Gran parte delle gravidanze poi non è pianificata. E questo espone involontariamente il feto a sostanze alcoliche.
Dalla raccolta dati 2022 del sistema di sorveglianza bambini 0-2 anni emerge che il 15% delle gestanti ha assunto alcol durante la gravidanza, con maggiore prevalenza tra le madri del centro-nord, e una diffusione ancora più alta in allattamento.
"Molte future madri continuano a bere, convinte che un consumo moderato di vino, birra, aperitivi, amari o superalcolici non possa nuocere al feto”, spiega Luigi Memo, segretario del gruppo di studio di genetica clinica neonatale della Società italiana di neonatologia. Gli esperti sottolineano come anche piccole quantità possano interferire con lo sviluppo neurologico del bambino, e che la prevenzione sia l’unica strada sicura.
Per approfondire il fenomeno, il ministero della Salute ha recentemente rifinanziato un progetto biennale all’Istituto Superiore di Sanità sulla salute materno-infantile, dedicato al monitoraggio del consumo di alcol tra le donne tra i 18 e i 24 anni. L’obiettivo è raccogliere dati aggiornati sull’incidenza e la prevalenza della sindrome feto-alcolica e dei disturbi correlati, per sviluppare strategie efficaci di prevenzione.