
Il professor Tarchi
Firenze, 13 giugno 2024 – Marco Tarchi, politologo e professore emerito all’Università di Firenze, Fratelli d’Italia è il partito-traino della coalizione guidata da Giorgia Meloni, ma in Toscana sembra trainare soprattutto sé stesso, perché gli alleati non brillano. È così?
"Sì, è così. Ma è una locomotiva che procede a velocità ridotta, perché il suo 13,15% a Firenze è meno della metà della media di voto nazionale di FdI alle europee e addirittura meno del 14,44% della Lega alle comunali precedenti. E, se è vero che la coalizione ha ottenuto circa 8 punti in più rispetto al deludentissimo 2019, è difficile dire che abbia fatto un vero salto di qualità (e quantità). La mancanza di radicamento territoriale persiste, ancor più che ai tempi di Alleanza nazionale. E Forza Italia, qui, non dà alcun segno di ripresa".
I sindaci di destra sembrano voler puntare, per le prossime Regionali, sul civismo. Può funzionare strategicamente per attirare un elettorato trasversale?
"In qualche caso è sembrato di sì, ma a Firenze l’impatto di Schmidt non è stato, almeno per ora, dirompente. Il problema, in Toscana, è sempre lo stesso: per vincere occorre iniziare a scalfire quel legame pluridecennale che dal Pci in poi la sinistra è riuscita a stringere con i gruppi di interesse, in una logica clientelare – non necessariamente corruttiva, ma basata su una logica di scambio – da manuale. Se i candidati civici sono in grado di far compiere progressi in questa direzione, perché sono a loro volta espressione di interessi organizzati, possono essere molto utili e a volte decisivi. Altrimenti si limitano a sbiadire l’immagine politica della coalizione senza offrire contropartite".
Caso Renzi. È finita l’avventura politica dell’ex Rottamatore?
"Con un personaggio del genere, occorre andarci cauti con le previsioni. Quasi certamente i successi del passato non si ripeteranno, e l’alleanza con Bonino è stata un boomerang, per l’evidente eterogeneità ed estemporaneità che la contraddistingueva, ma alcune carte da giocare, a livello locale ma anche in prospettiva nazionale, rimangono. Non potrà più spenderle a sinistra, dove ormai raccoglie solo astio, ma in chiave centrista potrebbe aprire nuovi percorsi. Quando Tajani afferma di puntare al 20% alle prossime elezioni politiche, o straparla o conta di recuperare i consensi dell’ex Terzo Polo. E Renzi potrebbe aprirgli il forziere solo a patto di trovare a sé e ai suoi degna collocazione in un contenitore di raccordo fra l’attuale Italia viva e il partito neoberlusconiano".
Nel ballottaggio fiorentino gli elettori renziani potrebbero aiutare Eike Schmidt a prevalere?
"Potrebbero, qualora Renzi si esprimesse in termini critici sulla continuità fra la gestione di Nardella, che ha tante volte attaccato, e quella futuribile di Funaro. Sulle sue residue truppe, che comunque gli sono valse 200.000 preferenze, una presa di posizione del leader di Italia viva avrebbe ancora molto peso. E Nardella rischia, prendendolo in giro con battute tipo ‘venga a trovarmi a Bruxelles’. È vero che la sua candidata, oltre agli undici punti di vantaggio, ha un serbatoio potenziale di voti a sinistra che dovrebbero garantirne l’elezione, ma stuzzicare Renzi sull’orgoglio è un gioco pericoloso, di cui potrebbe pentirsi. Anche perché non è detto che tutti i simpatizzanti del Pd che hanno sostenuto Cecilia Del Re siano disposti a tornare rapidamente a Canossa. Anche le astensioni contano, nei casi di ballottaggio".