Suicidio assistito, Giani chiude: “La Toscana non seguirà l’esempio dell’Emilia Romagna”

La regione guidata da Stefano Bonaccini ha approvato una delibera per garantire ai malati “il diritto di congedarsi dalla vita”. Il governatore Eugenio Giani: “Non vedo perché cacciarmi in un dibattito divisivo”

Firenze, 12 febbraio 2024 – L'Emilia Romagna ha approvato una delibera regionale per regolamentare l'accesso al suicidio assistito. La norma è stata introdotta bypassando la mancanza di una legge nazionale e garantisce ai malati "il diritto di congedarsi dalla vita", dando così applicazione alla sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale.

La procedura approvata in Emilia Romagna

Chi intende procedere con il suicidio medicalmente assistito (ovvero quei pazienti, in base ai requisiti della Consulta, che sono pienamente capaci di intendere e di volere, che sono affetti da patologia irreversibile da cui derivano gravi sofferenze fisiche e psichiche, e che sono mantenuti in vita grazie a trattamenti di sostegno vitali) deve inviare la richiesta alla Direzione sanitaria dell'Ausl con allegata la documentazione sanitaria. La richiesta entro tre giorni passa poi alla Commissione di valutazione di Area Vasta che effettuerà una prima visita al paziente valutando i requisiti indicati nella sentenza della Consulta. Conclusa l'istruttoria, in 20 giorni sarà prodotta la relazione che sarà inviata al Comitato regionale per l'etica nella clinica. Il Comitato (Corec) esprime quindi un parere e lo invia alla Commissione tenuta a stilare la relazione conclusiva. Quest'ultima va poi trasmessa al paziente e al direttore sanitario dell'Ausl o all'ospedale se il paziente è ricoverato. Se la Commissione dà parere favorevole, entro 7 giorni si avvia la procedura. Chi decide di porre fine alla sua vita si autosomministrerà il farmaco letale (farmaco che verrà deciso in base alle condizioni del paziente). In genere si tratta di una compressa via orale o di una puntura. Tempo totale richiesto per la procedura: 42 giorni.

La delibera approvata in Emilia Romagna recepisce la sentenza guida della Corte Costituzionale (Foto repertorio Ansa)
La delibera approvata in Emilia Romagna recepisce la sentenza guida della Corte Costituzionale (Foto repertorio Ansa)

Cosa succederà in Toscana

E in Toscana? La nostra regione non seguirà l'esempio dell'Emilia Romagna. Lo ha confermato il presidente Eugenio Giani in un'intervista a La Stampa: "Finora non abbiamo avuto bisogno di una legge" e portare in Consiglio la proposta dell'associazione Coscioni, come ha fatto Bonaccini nella sua Regione, rischierebbe di "surriscaldare il clima" con una "discussione divisiva".

"In Toscana - spiega ancora il governatore - abbiamo già avuto due casi dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2019. Abbiamo i comitati etici nelle Asl e i pazienti sono stati seguiti consentendo questo percorso nel rispetto dei criteri della Consulta". "Finché riusciamo a gestire tutto come abbiamo fatto finora non vedo perché cacciarmi in un dibattito divisivo. Secondo me il surriscaldarsi del clima potrebbe portare a crociate sui singoli casi. C`è chi vuole fare polemica politica. Per ora, invece, quello che è successo si è sempre fatto serenamente, senza grandi casi polemici", conclude Giani.

In Toscana, ricorda Giani, esiste la legge 40 che disciplina il sistema sanitario nel suo complesso, compresi i comitati di etica. "Io sento il bisogno di fare - sottolinea il presidente a La Stampa - il comitato di etica regionale per fissare una disciplina uniforme per tutta la regione, perché non voglio dei metri di valutazione diversa. Oggi ce ne sono tre in Toscana, io vorrei crearne uno che quindi assorba gli altri".