FRANCESCO MARINARI
Cronaca

Le storie dell'Heysel, chi erano i toscani

Il medico Roberto Lorentini era già salvo ma tornò indietro per aiutare un bambino

Il punto dello stadio in cui avvennero i disordini

Tante storie che si intrecciano. Di chi riuscì a tornare a casa ma potè chiamare i suoi familiari solo a notte inoltrata o il giorno dopo. E di chi non ce la fece. Come il medico Roberto Lorentini di Arezzo. Era già salvo, era riuscito a uscire dalla calca. Ma vide un bambino in difficoltà, (Andrea Casula, sardo, che poi morì anch'esso) e tornò verso i disordini per essere poi di nuovo travolto. Morì così. Era un medico aretino di 31 anni, sposato e padre di due figli piccoli. Il padre di Roberto, Otello, fu colui che fondò l'associazione dei familiari delle vittime dell'Heysel. Tra le vittime toscane anche la diciassettenne Giusy Conti. Anche lei di Arezzo. Aveva una grande passione per lo sport. Andò all'Heysel coi suoi familiari. Morì nella calca. Voleva soltanto vedere la sua Juventus e tifare. In suo ricordo è stato scritto un libro, "La ragazza dai pantaloni verdi", di Luca Serafini.