Sanità Toscana, il nodo spesa. Paradosso costi: tremila esuberi ma manca personale

La Regione anche nel 2023 è fuori di 130 milioni rispetto al tetto imposto. La richiesta avanzata al Governo: dilazionare in 5 anni il rientro e alle aziende sanitarie e ospedaliere tagli da lacrime e sangue

Firenze, 19 maggio 2023 - A guardarlo dalla prospettiva dei numeri, il destino della sanità pubblica sembra scritto. Se il governo non cambierà rotta difficile immaginare che i sistemi regionali possano far fronte con adeguati servizi a una domanda crescente con risorse che si assottigliano. Non servono acuti analisti, basta saper leggere.

Anche per quest’anno, il 2023 in corso, la Regione Toscana è fuori di 130 milioni rispetto all’obiettivo, rispetto al vincolo che inchioda la spesa per il personale del servizio sanitario pubblico ai livelli del 2004 meno l’1,4%. Il paradosso è che mancano professionisti, ma c’è un esubero di 3.000 lavoratori. C’è la necessità di assumere e di rigenererare un’intera generazione di medici. Ma allo stesso tempo non si può ricoprire neppure al 100% i posti dei professionisti che andranno in pensione. Anzi, c’è da tagliare: i primi ad andarsene saranno i medici pensionati richiamati per far fronte all’emergenza e alla carenza di sanitari e quelli con contratto libero professionale. Operazioni che non saranno indolori per i servizi offerti.

In questo scenario la Regione è intevenuta in due direzioni: al ministero ha chiesto di dilazionare il rientro della spesa in cinque anni, alle aziende sanitarie e alle aziende ospedaliero universitarie ha chiesto piani di rientro lacrime e sangue.

Un piano quinquennale che prevede una cura dimagrante da 26 milioni all’anno, che la Toscana dovrà risparmiare solo nel capitolo di spesa corrente relativa agli stipendi. Ma come? Giochi di prestigio non sono ammessi. Ora si taglia sulla carne viva.

Per fare un esempio, l’Asl Toscana centro ha circa 15mila dipendenti, entro il 2023 ne andranno in pensione 800, l’azienda ne potrà riassumerne 728. Richiesti equilibrismi improbabili quando non del tutto impossibili. A questi livelli per far quadrare i conti si rischia seriamente di incidere sul funzionamento del sistema.

Nel 2020 il blocco di assunzioni non programmato cui il Covid costrinse la Regione, aveva fatto salire l’esubero di professionisti rispetto ai vincoli di spesa di 5.000 unità. E in ogni caso mancano figure professionali determinanti per il buon funzionamento della sanità: principalmente medici per i pronto soccorso e per l’emergenza territoriale, anestesisti e chirurghi.

Questo riguarda l’attualità. Il futuro se nulla cambierà sarà ancora più nero perché con i fondi del Pnrr si fanno case di comunità che non si potranno aprire perché manca il personale. In questa situazione la Cgil si dichiara pronta alla mobilitazione nazionale. E lo fa nel corso di un incontro a Firenze sul tema, "Va fortemente rivendicato un aumento delle risorse dedicate – dice Bruno Pacini, segretario generale Fp-Cgil Toscana – Serve poi un confronto serrato con la Regione Toscana per trovare soluzioni condivise. Il sistema sanitario toscano ha una forte matrice pubblica e c’è un’ importante quota di popolazione anziana". In questo momento, osserva Pasquale D’Onofrio (Fp-Cgil Toscana), "c’è una fuga di professionisti, si perdono posti letto, la sanità territoriale non filtra e tutto si ri versa in ospedali e pronto soccorso creando imbuti. Chiediamo alla Regione di organizzarsi il meglio possibile, per resistere e conservare il diritto alla cura".

L’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini ammette che la situazione di sottofinanziamento "mette in difficoltà Regioni, Asl e, soprattutto, crea disagio ai cittadini e impedisce la valorizzazione dei lavoratori della sanità". Le Regioni, tutte assieme, hanno chiesto al governo 5 miliardi e il superamento dei tetti alla spesa del personale per rimettere in sesto i conti della sanità.