
Il presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace Franco Vaccari
Arezzo, 18 settembre 2025 – “Vogliamo che la pace sia un arcobaleno prima della tempesta la pace, perché dopo sarebbe invece solo una conta delle vittime lasciate sul campo”. Visionario e tenace, Franco Vaccari ha fondato Rondine Cittadella della Pace alle porte di Arezzo, trasformando un piccolo borgo toscano in un laboratorio internazionale di convivenza. Alla vigilia della firma del protocollo d’intesa con i Lions della Toscana, a Firenze il 20 settembre nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il presidente invita a rovesciare il paradigma della pace: non come risposta alla guerra, ma come scelta quotidiana da coltivare nelle comunità locali.
Il protocollo viene firmato alla vigilia della Giornata Internazionale della Pace. Qual è il significato simbolico e concreto di questo passo per Rondine? “Sono eventi voluti e casuali. Collocarla in questa giornata sottolinea il messaggio di Rondine e dei Lions: lavorare nei territori, nell’educazione, nelle scuole e nelle comunità locali. La pace non è una risposta alla guerra, ma deve precederla. Come diceva Gianni Rodari, vogliamo la pace come un arcobaleno prima della tempesta, non come una conta delle vittime. Dobbiamo invertire la situazione e, con i Lions, lavorare quotidianamente per la pace, non solo in presenza di grandi tragedie. Questo è il primo grande significato dell’accordo: la pace deve essere centrale nella vita quotidiana delle comunità locali”.
Vaccari, lei ha scritto che la guerra è una scelta, non è inevitabile. Ma come rovesciare questo paradigma? “Si può fare lavorando ogni giorno non solo con slogan contro la guerra ma trovando gesti quotidiani che allontanino la mentalità della guerra. Una cosa mai comune è considerare la guerra ineluttabile con un elenco infinito di parole e frasi che denunciano una mentalità di resa, di non scelta della pace”.
Lavorare sul territorio significa creare quella rete di attori che possono essere protagonisti della svolta? “Oggi è il tempo per costruire e rafforzare le reti. I piccoli punti delle reti formano nodi di fiducia, dialogo e rispetto, o nodi di tossicità che causano separazione e partigianerie. Noi crediamo nel dialogo continuo e Rondine lo fa con i giovani dei luoghi di conflitto. Per me la fiducia è ‘la forza del nonostante’, perché è un valore che emerge quando le cose vanno male. È allora che chi coltiva la fiducia deve fare rete e dimostrare che esiste un’altra strada”.
I giovani sono al centro dell’intesa. In che modo intendete valorizzarne il ruolo come motori di cambiamento? “Lions e Rondine, pur essendo diversi per storie e impegni, condividono un forte impegno nell’educazione, che avviene concretamente nei luoghi di lavoro, famiglie e scuole. Questo protocollo unisce forze importanti per la Toscana. Rondine, un luogo unico, cerca alleati per promuovere la sua filosofia, e l’alleanza con i Lions va in questa direzione”.
Come possono i Lions applicare il ‘Metodo Rondine’ nelle loro comunità?
“La nostra azione concreta incontra giovani in tutta la Toscana, portando la testimonianza dei ragazzi di Rondine. Essi ispirano la domanda: ‘Se loro riescono a dialogare e sperare nel futuro, non dovremmo farlo anche noi?’ Con i Lions, vogliamo portare questa domanda stimolante anche nei luoghi più piccoli, perché la cultura della pace si costruisce ogni giorno, ovunque. Tutti i club e circoli Lions si impegnano a trovare insieme a Rondine il modo giusto con cui questa intesa per la pace possa attuarsi, svegliare le coscienze e mettere in moto energie, soprattutto dei giovani ma non solo”.