
Polizia idraulica
Firenze, 28 febbraio 2021 - Il prossimo 11 marzo il personale della Regione Toscana addetto alle funzioni di “Presidio territoriale idraulico, servizio di vigilanza e di piena, pronto intervento, polizia idraulica e polizia delle acque” incrocerà le braccia in segno di protesta. Cgil, Cisl, Uil, Cobas e Usb, insieme alla Rsu hanno infatti indetto lo sciopero, insieme a un presidio di fronte alla sede del Consiglio Regionale, in via Cavour, a Firenze dalle ore 10.30 alle 12.30.
«Lo scorso 19 gennaio – spiegano i sindacati - si è svolto in Prefettura l’incontro di conciliazione e raffreddamento previsto dalla normativa sul diritto di sciopero in relazione allo stato di agitazione del personale addetto alle funzioni di presidio territoriale idraulico, servizio di vigilanza e di piena, pronto intervento, polizia idraulica e polizia delle acque. L’incontro ha però avuto esito negativo e, a oltre un mese, nonostante la disponibilità assicurata dalla Rsu e dalle organizzazioni sindacali a mantenere aperto il dialogo, l’amministrazione regionale non ha fornito alcuna proposta o soluzione alle istanze dei lavoratori». Da qui la decisione di far scattare lo sciopero. Inoltre, si legge sempre nella nota dei sindacati «i lavoratori comunicano l’indisponibilità a svolgere qualsiasi prestazione richiesta fuori dall’orario di lavoro e fuori dal servizio di reperibilità già programmato e nei limiti contrattuali, a partire dal 10 marzo e per i successivi 30 giorni».
Fra i problemi segnalati quelli dell’uso dei cosiddetti “caselli idraulici”. «Ai primi di novembre – spiega una nota - una delibera ha sancito la non-strumentalità dei caselli idraulici adibiti ad uso residenziale/abitativo, quegli immobili cioè che consentivano all’amministrazione di poter contare di presidi fissi sul territorio con proprio personale che, vivendo in loco, maturava una capillare conoscenza dei luoghi e delle risorse tecniche e umane che quel territorio poteva offrire, potendo così far fronte alle emergenze in tempo utile ad evitare disastri. Una decisione fondata su motivi opinabili, ma soprattutto assunta senza prima aver definito il nuovo modello organizzativo e le nuove regole. Basti pensare che i “casellanti” non sono stati liberati dalla custodia del tronco assegnato e dal dovere di intervenire non appena il fiume accenni a mettersi in piena: responsabilità e oneri stabiliti dal decreto statale del 1937 e, da questa stessa norma, bilanciati attraverso la residenza di prossimità e cioè con l’alloggio di servizio che, appunto, oggi viene dichiarato superfluo dalla giunta regionale».