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Pesci esotici nel mare di casa nostra. “Clima tropicale, è tutto in divenire”

Una manta a Marina di Pisa, una medusa subtropicale a Viareggio. E anche uno squalo mako, ormai habitué Il biologo: “Ridurre le emissioni di CO2 o registreremo ulteriori aumenti di temperature ed eventi estremi”

Pesci esotici nel mare di casa nostra. “Clima tropicale, è tutto in divenire”

Pisa, 28 giugno 2025 – Il mare è una pentola a pressione. Sono attese temperature da bollino rosso nel weekend che sfioreranno i 26°C sulla superficie marina, si parla di +5°C rispetto alla media stagionale. Il cosiddetto “brodino” estivo che da alcuni anni a questa parte è una delle piaghe dei bagnanti che vorrebbero tuffarsi per trovare refrigerio.

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Pescano al largo di Marina di Pisa e si imbattono in uno squalo mako

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“Sono eventi climatici estremi che provocano inevitabilmente risposte altrettanto estreme anche tra gli organismi marini che popolano le nostre acque e di cui cambia la composizione con l’apparizione di specie forestiere originarie dei mari subtropicali”, spiega Lisandro Benedetti Cecchi, docente ordinario di Ecologia al Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.

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La manta arrivata fin sulla battigia a Marina di Pisa: l'animale era chiaramente disorientato

Professore, cosa sta accadendo?

“L’aumento della temperatura marina è strettamente legato al cambiamento climatico che però va letto nel quadro di “stress multipli“ (inquinamento, sovra sfruttamento delle risorse tramite la pesca intensiva ecc…). Sommandosi tra loro determinano aspetti cumulativi severi per la biodiversità”.

L’ultimo avvistamento in mare è di una manta mediterranea ieri a Marina di Pisa. Invece dieci giorni fa sulla costa viareggina ha fatto la sua prima apparizione la specie aliena “Porpita Porpita“. E non è la sola. Come lo spiega?

“Partiamo dalla manta. Essendo un evento raro potrebbe essere collegato al cambiamento climatico, senza escludere ulteriori concause. Tuttavia i cambiamenti maggiori sono quelli legati alle migrazioni di specie dal Canale di Suez verso il Mediterraneo e che, gradualmente, trovando temperature più elevate estendono la propria presenza verso le regioni più a nord. Questa colonizzazione è un segnale chiaro del processo di “tropicalizzazione“ dei nostri mari che è un fenomeno in divenire. Intanto la fauna ittica locale cerca rifugio in profondità dove le temperature calano di qualche grado. Rassicuriamo i bagnanti: non ci aspettiamo imminenti cambiamenti drastici e drammatici”.

Cosa attendersi per il futuro?

“Se non provvediamo a una riduzione delle emissioni gassose di C02 nell’atmosfera registreremo un ulteriore aumento delle temperature e degli eventi estremi. Prevediamo intense mareggiate il prossimo autunno accompagnate da piovosità estreme che, a loro volta, provocano un dilavamento delle zone costiere seguito dall’aumento della sedimentazione e della torbidità delle acque. Un bagaglio di effetti che già 20 anni fa erano stati previsti dai modelli globali. Oggi possiamo generare nuove previsioni ragionevoli per gli scenari futuri”.

Come intervenire?

“Dobbiamo agire tempestivamente mettendo in campo piani e programmi di monitoraggio a tappeto con l’obiettivo di raccogliere i dati da utilizzare sia per sviluppare proiezioni necessarie sugli scenari futuri sia per adottare misure di prevenzione e di mitigazione del fenomeno”.

Quali?

“Mi riferisco, per esempio, alla creazione di nuove aree marine protette e all’intensificazione dei controlli su quelle già esistenti. Queste aree sono fondamentali perché la ricchezza di biodiversità rende più resistenti gli organismi alle alte temperature. Sono l’unica salvaguardia di fronte allo tsunami di cambiamenti globali”.

Ilaria Vallerini