Vichi
Ero andato a cena da un amico e sua moglie, che abitavano a un paio di chilometri da me. Mi piace camminare, e ci andavo sempre a piedi. Per arrivare da loro e per tornare a casa mia dovevo attraversare un quartiere piuttosto particolare.
Vicoli stretti e maleodoranti, un po’ di droga, un po’ di prostituzione, delinquentelli e mafiosetti di quartiere. Quella sera avevo salutato i miei amici intorno a mezzanotte, e stavo camminando in fretta in quelle viuzze poco illuminate.
Ero abituato a guardarmi in giro, a voltarmi spesso, a controllare di non essere seguito, per cercare di non ritrovarmi da un momento all’altro in situazioni spiacevoli. Insomma, stavo attento. Sono sempre stato attento. Imboccai un vicolo deserto, a parte un uomo è una donna che stavano avanzando verso di me.
Lui era alto e magro, con un cappellaccio e una faccia poco rassicurante. Lei era bassa e grassa, larga come un frigorifero dei gelati, e sembrava camminare a stento. Di certo non poteva salire una scala.
Non mi piacevano, ma non volevo tornare indietro, per riprendere la strada verso casa avrei dovuto far un lungo giro.
Dunque non potevo evitare di passare accanto a quei due. Li avrei incrociati più o meno a metà del vicolo. Cercai di stare calmo, non sarebbe successo nulla, mi dicevo. Quante volte mi capitava di passare accanto a due che non mi piacevano?
Tenevo d’occhio soprattutto lui. Guardavo dove teneva le mani, guardavo se mi guardava, cercavo di capire se avesse strane intenzioni, ma quando ci stavamo incrociando successe proprio quello che non mi aspettavo: la donna frigorifero mi si avventò addosso e mi dette un colpo al collo con le mani unite, mandandomi a sbattere contro il muro e mugugnando qualcosa tra i denti come un animale.
Ero stato colto di sorpresa e non avevo potuto fare nulla… In mezzo secondo mi passarono nella mente diverse possibilità… Il tipo alto poteva tirare fuori un coltello e sbudellarmi, o magari spararmi con una pistola… Non avevo nessuna voglia di finire ammazzato per una cosa del genere…
Nemmeno mi venne in mente di gridare o di dire qualcosa, pensando che potesse succedere chissà cosa… E se anche quei due non fossero stati dei pericolosi violenti, cosa potevo ottenere? Che senso avrebbe avuto cercare di avviare una discussione con un frigorifero che sembrava incapace di parlare, visto che aveva dato subito voce alle mani?
E poi mi chiedevo soprattutto come mai mi avesse aggredito in quel modo… Forse mi aveva scambiato per un altro? Appena finì quel lungo mezzo secondo, il tipo alto afferrò i polsi del frigorifero donna e la tirò da una parte. "C... fai! Che c... fai?" le gridò in faccia, furibondo. La risposta del frigorifero mi raggelò il sangue.
"Non lo so, non lo so…" disse, guardandosi intorno un po’ smarrita. Ecco, quello sì che mi faceva paura. Se avesse detto… Non mi piaceva la sua faccia… Somiglia a uno stronzo che conosco… oppure… Mi stava guardando male… O qualunque altra cosa insensata che però aveva un senso, non mi avrebbe fatto
paura come quella risposta… ? Non lo so.
Se avesse avuto una scure mi avrebbe fatto a pezzi e poi avrebbe detto alla polizia: non so perché l’ho fatto, non lo so…
Mi chiusi nel giubbotto e continuai per la mia strada a passo svelto.
Quando arrivai a casa avevo ancora in mente la risposta del frigorifero… Non lo so, non lo so… Quella notte sognai un frigorifero con gli occhi che mi cadeva addosso continuando a ripetere… non lo so, non lo so, non lo so.