VichiDue anni prima Marisa aveva perso il marito, e tutte le settimane andava a trovarlo al cimitero insieme alla sua bambina di cinque anni, Cecilia. Ormai in quel dedalo di loculi provava un senso di pace, anche se rimanere vedova a venticinque anni non era certo stato un bel regalo del destino. Per la tomba di Saverio aveva scelto una foto molto bella, con una luce particolare, e ogni tanto le sembrava che suo marito cambiasse espressione del viso, anche se ovviamente non poteva essere, e di certo dipendeva dall’umore di lei. Saverio era – era stato - un uomo eccezionale, e soprattutto loro due si erano uniti come accadeva raramente, si erano combinati in un modo inimmaginabile. Ogni tanto la notte, prima di addormentarsi, Marisa pensava a cosa le avrebbe suggerito suo marito se avesse potuto parlarle dall’altro mondo. Non avevano mai parlato di quelle cose… ‘Se io venissi a mancare, se tu venissi a mancare…" Non avevano mai affrontato quegli argomenti tristi, ma ogni tanto lei pensava, conoscendolo, che forse Saverio avrebbe voluto che lei ritrovasse un po’ d’amore… non per esser dimenticato, cosa impossibile, ma per evitare che lei sacrificasse la propria vita nel ricordo di lui. A volte le sue amiche organizzavano delle cene e invitavano degli uomini scapoli o divorziati. Marisa capiva che lo facevano apposta per lei, ma non le era mai piaciuto nessuno… Non capiva se era soltanto perché aveva chiuso le porte o se davvero non riusciva a trovare nessuno che reggesse il confronto con Saverio. Anche quella mattina Marisa guardò a lungo la fotografia attaccata alla lapide dietro la quale riposava suo marito. I primi tempi quello sguardo le sembrava addolorato, poi aveva cominciato a cogliere altre cose… ironia, serenità, rimprovero, rassegnazione… una girandola di sguardi che dovevano per forza rispecchiare il proprio stato d’animo, non poteva essere diversamente… Eppure, eppure… A volte era quasi convinta che da quella foto suo marito le parlasse, e quel giorno Saverio aveva come un sorriso negli occhi, sembrava che volesse dirle qualcosa, forse di bello… Lei voleva crederci… La meravigliosa comunione tra i vivi e i morti… Ma cosa stava cercando di dirle, Saverio? Si era distratta un attimo a cercare di decifrare quello sguardo, e quando si voltò sua figlia non era più accanto a lei… "Cecilia? Dove sei?" disse, guardandosi intorno in quel lungo corridoio tappezzato di nomi scritti sul marmo. Non era preoccupata, Cecilia aveva cinque anni ma non faceva stupidaggini, e poi erano tra le mura di un cimitero, non in mezzo alla folla. "Cecilia…" Le sembrò di sentire un rumore in fondo al corridoio, e andò in quella direzione. Quando arrivò all’angolo vide sua figlia in piedi alla fine del corridoio successivo, sembrava che stesse parlando con qualcuno che da quel punto non si poteva vedere, perché restava nascosto dietro il muro. "Cecilia…" La bambina non le dava retta, e Marisa si avviò verso di lei… Eh sì, sembrava proprio che Cecilia stesse parlando con qualcuno. "Cecilia, con chi stai parlando?" Ormai era vicina alla bimba, e quando la raggiunse si accorse che stava chiacchierando con un bambino più o meno della sua età. Colse solo una frase… "Anche mio babbo" aveva detto il bambino. "Ciao, come ti chiami?" gli chiese Marisa, ma fu Cecilia a rispondere. "Si chiama Alberto…" "Ciao Alberto, sei con tuo babbo?" "Sì… è di là…" "Non ti sei perso, vero?" "No no… io e il babbo siamo venuti a trovare la mamma" disse il bambino. In quel momento si sentì la voce di un uomo venire da lontano. "Alberto, dove sei?" "Sono qua… babbo…"Dopo un attimo in fondo al corridoio apparve un uomo, più o meno dell’età di Marisa, e avanzava verso di loro con un passo lievemente incerto, come di solito camminano le persone un po’ timide. "Buongiorno, mi scusi… Quando veniamo qua, mio figlio va sempre in giro a disturbare le persone" disse, con tenerezza. "Si figuri, nessun disturbo… Cecilia invece sì che è una disturbatrice nata" disse Marisa, accarezzando i capelli di sua figlia. "Non disturbo nessuno, mamma" disse la bambina, offesa. "Ma certo, tesoro. Sto scherzando." "Uffa…" disse lei, e Alberto si mise a ridere. "Piacere, mi chiame Giacomo" disse suo padre, porgendo le mano a Marisa con un leggero sorriso negli occhi. "Piacere… Marisa…" disse lei, e quella decisa stretta di mano in mezzo ai morti le fece provare una strana sensazione di piacere, come se per la prima volta dopo due anni…1-continua
CronacaMarisa e la figlia, sole al cimitero. Erano sulla tomba di Saverio